ANCONA – Otto presunte vittime, denutrite, alcune arrivate a pesare anche 30 chili e sorrette da stampelle per camminare. Molte si sarebbero anche indebitate, fino ad ipotecare le case, per dare soldi all’associazione “Un punto macrobiotico”. Tutte persone soggiogate da quella che gli inquirenti hanno definito una “psico-setta” operante nel campo della alimentazione macrobiotica. È stata una denuncia, fatta nel 2013 da una 44enne di Cesena, alla squadra mobile di Forlì diretta da Mario Paternoster, a far partire le indagine che hanno portato il guru della macrobiotica Mario Pianesi, e tre suoi stretti collaboratori (la moglie di 51 anni nativa di Bergamo, L. V., G. B. di 52 anni e K. X. W. Di 44 anni, residenti nel maceratese), indagati a vario titolo per associazione a delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù, maltrattamenti, lesioni aggravate ed evasione fiscale (leggi l’articolo). Contestato anche l’esercizio abusivo della professione medica.
La 44enne era entrata nel giro della cultura macrobiotica nel 1997, per problemi di salute, e nel 2009 ne era uscita, arrivando a pesare 35 chili. Nel 2013, attraverso il fidanzato, la decisione di denunciare tutto alla polizia, gettando le basi di una indagine durata 5 anni. La 44enne ha impiegato 8 giorni per raccontare la sua storia parlando della soggezione che avrebbe subito da Pianesi e company nel seguire i dettami della cultura macrobiotica.
Pianesi è il fondatore e presidente dell’associazione “Un punto macrobiotico” (Upm), che vanta 60milia iscritti, a cui sono collegati molti ristoranti-punti vendita (più di 100 in Italia, 5 nelle province di Ancona e Macerata), estranei alle accuse sollevate e che riguardano solo le cariche della segreteria dell’associazione. L’indagine ha visto all’opera anche la squadra mobile di Ancona diretta da Carlo Pinto, ed è stata coordinata dalla Procura della Repubblica Distrettuale Antimafia di Ancona (titolare del fascicolo il sostituto procuratore Paolo Gubinelli).
Pianesi, 73 anni, nato a Tirana ma residente da anni a San Severino (la sede dell’associazione è a Tolentino), viene definito come il maestro di una struttura piramidale a cui tutti facevano capo. «Al vertice c’era lui – ha spiegato Carlo Pinto, capo della squadra mobile di Ancona – con la sua segreteria. Sotto, nella struttura piramidale, ci sono i capi zona e sotto ancora i capi centro che equivalgono alle attività commerciali presenti sul territorio». Secondo il materiale acquisito dalla polizia, Pianesi e i suoi collaboratori avrebbero approfittato della fragilità delle vittime per prenderne il controllo, arrivando alla gestione della loro vita. «I farmaci non curano, la medicina uccide e i medici sono tutti assassini». Queste le frasi che la polizia attribuisce al maestro Pianesi durante le conferenze a cui prendeva parte per divulgare la sua teoria di vita. L’associazione avrebbe inculcato nelle presunte vittime una salvezza ai loro problemi di salute attraverso la cucina macrobiotica. L’avviso di garanzia è stato notificato a Pianesi e company sabato mattina, a chiusura delle indagini.
LA PRIMA DENUNCIA
E’ stata la 44enne di Cesena a parlare per prima di adepti ridotti a schiavi dell’associazione. La sua esperienza era iniziata in alcuni punti macrobiotici della Romagna e delle Marche dove aveva subito un indottrinamento in un momento di forte fragilità emotiva dovuta alla sua malattia. Aveva creduto ai racconti sui benefici miracolosi della dieta elaborata dal vertice della setta, in grado di guarire malattie incurabili per la medicina ufficiale ed all’importanza di diffondere questo stile di vita per salvare l’umanità. Dal racconto della 44enne è emerso come il fondatore di questa associazione, Mario Pianesi, attraverso il rigido controllo dell’alimentazione e le negazione del mondo esterno, soprattutto medico, avrebbe manipolato gli adepti arrivando gradualmente a gestirne l’intera loro vita allo scopo di ricavarne un arricchimento personale, ottenuto attraverso la creazione di società a lui riconducibili operanti nel settore dell’alimentazione ed allo sfruttamento del lavoro degli adepti, impiegati nei numerosi centri riferibili all’associazione sparsi sul territorio nazionale.
GLI ALTRI CASI
A cascata sono state individuate altre presunte vittime, per un totale di 8 persone, tra l’Emilia Romagna e le Marche. Nel contesto dorico sono state raccolte 4 denunce, due uomini e una donna (tre sono del maceratese e una è di Ancona) ma per la polizia potrebbero essere tante altre le persone cadute nella psico-setta, in tutta Italia.