ANCONA – Si alla pistola, ma anche e soprattutto alla formazione, all’utilizzo dei dispositivi di sicurezza, alla realizzazione di consorzi e di un’accademia regionale di Polizia Locale. Sono queste le proposte lanciate dal Comandante della Polizia Locale di Osimo, Graziano Galassi e dal segretario provinciale di Polizia Locale, Luca Natalucci.
La pistola potrebbe essere utile ma non essere sufficiente da sola a garantire la sicurezza degli agenti, precisa Graziano Galassi, Comandante della Polizia Locale di Osimo che da circa 16 anni è stata armata nuovamente e i cui agenti hanno seguito un corso di formazione specifico di tre settimane presso la Scuola della Polizia di Stato di Senigallia.
È la preparazione degli agenti a fare la differenza, secondo Galassi. «Negli anni la società è cambiata e anche il nostro ruolo è cambiato, da vigili urbani stiamo diventando poliziotti a tutti gli effetti – precisa – ma ancora non ci sono stati riconosciuti gli stessi diritti, siamo infatti equiparati a degli amministrativi in divisa anche se in realtà il lavoro che svolgiamo è molto più complesso e pericoloso, basta pensare solamente al coinvolgimento delle polizie locali nelle attività anti terrorismo durante manifestazioni civili, religiose, sportive, specie nelle grandi città. Sono anni che lottiamo per avere un contratto a parte anche per il discorso delle varie indennità, dove in pratica c’è uno scontro diretto tra poveri».
In provincia di Ancona, come in altre zone d’Italia, la situazione è a macchia di leopardo con polizie locali armate e altre no. Un quadro che potrebbe di fatto costituire un ulteriore pericolo. «Non siamo più vigili urbani, o se vogliamo non solo – sottolinea Galassi – è necessario investire in formazione e dispositivi di sicurezza come taser, spray al peperoncino e quant’altro di necessario possa esserci per la propria sicurezza e per quella dei cittadini, ma dato che mancano le risorse, la Regione ultimamente è un pò latitante e i Comuni non riescono a fronteggiare le spese necessarie, si potrebbero creare dei consorzi o associazioni fra polizie locali, come fanno già al nord, dove sono preparatissimi. Ci abbiamo provato anche nella Valmusone più volte, ma non ci siamo mai riusciti».
Creare una “Accademia di Polizia Locale Regionale” per formare gli
operatori e poi armarli. È questa la proposta e insieme l’appello accorato di Luca Natalucci, Segretario Provinciale della Polizia Locale. «Dall’ultimo decreto legge, il numero 65 risalente al 1986, relativo all’Ordinamento della Polizia Municipale, c’è stata un’evoluzione e la Municipale, ex Vigili Urbani volutamente chiamati cosi da parecchie
testate giornalistiche ma non tutte, è diventata Polizia Locale, in linea linguistica con l’Unione Europea – spiega Natalucci – ma nei fatti per avere una vera Polizia Locale è necessario armare gli agenti per renderli in grado di affrontare la criminalità in crescita. Inoltre un agente della Polizia Locale che effettua un posto di blocco sulla strada corre gli stessi rischi di uno della Polizia di Stato, dei Carabinieri o della Guardia di Finanza che fa lo stesso servizio su strada, anche se ognuno con le proprie caratteristiche. Non è pensabile che in un capoluogo di Regione come Ancona, gli agenti non siano armati».
Un discorso molto ampio, quello della sicurezza, che non può limitarsi solo all’armamento degli Agenti, ma che «deve includerne necessariamente anche un addestramento, come avviene in molte città italiane – precisa il segretario provinciale di Polizia Locale – per questo occorre pensare all’istituzione di una vera e propria Accademia di Polizia Locale Regionale, come avviene in molti paesi europei, per formare gli agenti in maniera specifica, solo così le polizie locali potranno essere al passo con le altre Nazioni».
Anche sulla questione taser, Natalucci pone l’accento sull’importanza della formazione affinché il dispositivo sia utile, ma «occorre saper utilizzare gli strumenti a disposizione quindi è necessario essere addestrati costantemente», precisa.
Sulla questione sicurezza gli agenti fanno fronte comune e proprio qualche giorno fa è intervenuta sull’episodio accaduto ad Ancona anche l’Associazione nazionale “Il Fuori Coro”, costituita da ufficiali e agenti di Polizia Locale di numerosi comuni italiani, i quali hanno inviato una lettera al sindaco di Ancona Valeria Mancinelli, al Comandante della Polizia Locale Liliana Rovaldi, all’assessore alla sicurezza Stefano Foresi e al presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli, per richiamare l’attenzione sui rischi corsi dai vigili durante il servizio. «Le aggressioni che subiamo sono ormai un copione che si ripete con cadenza quotidiana – scrivono gli agenti nella nota – un disagio lavorativo nei confronti del quale, poco o niente possiamo fare, noi operatori di Polizia Locale perché non abbiamo i mezzi, le dotazioni, ma soprattutto non abbiamo le cosiddette “regole di ingaggio” che ci consentirebbero di contenere le animosità di spacciatori violenti, di ambulanti astiosi, di stranieri o di automobilisti refrattari a qualsiasi norma e regola. La Polizia Locale – concludono – ha la consapevolezza e la volontà di lavorare per il bene della comunità e per il buon ordine sociale, fondamentali pilastri sui quali si basa una società evoluta come la nostra, ma la consapevolezza e la volontà non possono essere garantite senza strumenti che le supportino. Ma, quali strumenti potrebbero essere quelli che la Locale reclama e pretende? Strumenti di autodifesa individuale certamente: guanti antitaglio, tonfa o sfollagente che siano, bodycams, spray urticante e financo il teaser che è sicuramente un valido deterrente per tutti coloro che al linguaggio delle parole preferiscono quello dei pugni».