ANCONA- “Quale sistema salute e quale sanità nelle Marche“: se lo domandando in un documento unitario Cgil, Cisl e Uil che insieme alle rispettive Federazioni di Categoria e dei Pensionati, sono pronti alla mobilitazione su tutto il territorio regionale nei confronti della Regione Marche. I sindacati denunciano come, sul percorso di riorganizzazione della sanità regionale, non ci sia stato nessun confronto, nessuna interlocuzione. Inoltre, cresce la preoccupazione per la condizione in cui si trova il sistema socio sanitario nei territori colpiti dal sisma.
«Vogliamo dare una svolta a questo rapporto inesistente. Abbiamo deciso di avviare un percorso di mobilitazione su tutto il territorio regionale coinvolgendo le comunità locali- afferma Graziano Fioretti, segretario generale Uil-. Siamo di fronte ad una giunta autoreferenziale che omette dati e informazioni necessarie a programmare e a gestire il sistema sanitario. Non abbiamo un assessore alla Sanità in quanto a ricoprire l’incarico è lo stesso presidente della Regione, Luca Ceriscioli. Con le precedenti Giunte regionali c’è sempre stato un confronto che ha prodotto accordi».
«La giunta dovrebbe interrogarsi se, in una regione come la nostra, i 60 milioni di attivo sono frutto di un’azione virtuosa o se il livello dei servizi è al di sotto delle aspettative dei cittadini. Se abbiamo circa 200 euro di spesa pro capite in capo al singolo cittadino marchigiano è azione virtuosa quella di contenere la spesa o facciamo i conti con un sotto finanziamento del sistema salute che pregiudica la possibilità per i cittadini marchigiani di avere livelli analoghi a quelli delle altre regioni virtuose italiane? – domanda Sauro Rossi, segretario generale Cisl Marche-. Questi sono interrogativi su cui vorremmo soffermarci. È chiaro che se la Regione dovesse continuare con questa forma di autismo, sensibilizzeremo l’opinione pubblica informandoli che ai livelli di efficienza per i conti in ordine corrispondono interventi in larga parte lacunosi».
«Assistiamo a un peggioramento della situazione sanità: aumento dei tempi delle liste di attesa, riduzione posti letto, criticità che sono sotto gli occhi di tutti-sottolinea Daniela Barbaresi, segretaria generale Cgil Marche-. I dati riguardo la situazione economica finanziaria del sistema sanitario regionale sono buoni (61,9 milioni nel 2015). Ci sono degli avanzi ma il prezzo per questo risultato lo pagano cittadini e lavoratori. È stata infatti ridotta la qualità dei servizi e sono state appesantite le condizioni di lavoro del personale».
Dal 2010 ad oggi, riferiscono i sindacati, «nelle Marche si sono perse 722 unità lavorative con contratto a tempo indeterminato. Le limitazioni al turnover, il mancato adeguamento degli organici e il precariato diffuso portano all’aumento dei fenomeni di stress e di burn out conseguenti al sovraccarico di attività. Le 3.250 assunzioni vantate dalla Regione nel 2016 sono per lo più rappresentate da contratti a tempo determinato prorogati o attivati per coprire i pensionamenti».
Secondo i sindacati è necessario portare a termine il percorso di riorganizzazione delle cure primarie, a partire dalla riconversione dei piccoli ospedali in Ospedali di Comunità e dallo sviluppo di un sistema articolato di Case della Salute. Strutture territoriali entrambe necessarie ad integrare quelle ospedaliere. Per quanto riguarda l’emergenza territoriale, a Cgil, Cils e Uil preoccupa «la riduzione degli standard garantiti dai Punti di Assistenza Territoriale, che dal 1 gennaio 2017 avrebbero dovuto sostituire tutti i Punti di Primo Intervento, ma che risultano ancora privi di un chiaro assetto organizzativo e professionale».
Preoccupa poi l’incremento negli ultimi anni nelle Marche, del peso della sanità privata convenzionata. Inoltre, i tempi di attesa stabiliti dalla normativa nazionale sono oggi rispettati nelle Marche solo per una prenotazione su quattro circa. Altra questione la mobilità passiva che oggi pesa sul sistema per quasi 50 milioni di euro.
Le Organizzazioni Sindacali di Categoria chiedono urgentemente un incontro per definire il fabbisogno di personale, reintegrare gli organici sguarniti, governare appalti ed affidamenti all’esterno, definire le risorse per la contrattazione decentrata, salvaguardare i livelli occupazionali dei lavoratori delle cooperative sociali e completare il processo di stabilizzazione dei lavoratori precari.