OSTRA VETERE – Un processo per diffamazione dove sono parti lese fa aprire un fascicolo su di loro per abuso d’ufficio. Indagata la giunta: il sindaco Luca Memè, il vice sindaco Luigina Brocanelli e gli assessori Giacomo Brunetti (Sport) e Martina Rotatori (Servizi sociali). Ai quattro indagati è stato già notificato il 415 bis, la chiusura delle indagini e sono state già depositate le memorie difensive degli avvocati che potrebbero portare la Procura ad una archiviazione o ad una richiesta di rinvio a giudizio. Oggetto dell’indagine, partita nel 2017, è la gestione degli impianti sportivi comunali che sarebbero stati dati senza bando pubblico alla Polisportiva pallavolo Avis legata alla vice sindaco Brocanelli.
Proprio in merito a quella assegnazione, avvenuta nel 2013 con una delibera di giunta, era comparso un post, ad ottobre 2014, sulla pagina Facebook della lista civica del Cantrodestra, “Patto per Ostra Vetere – Boia chi molla”, ritenuto offensivo da sindaco e giunta che avevano denunciato per diffamazione gli amministratori della pagina: l’ex sindaco Massimo Bello e l’ex segretario dell’Msi Renzo Aquili. Una denuncia sfociata in un processo ancora in corso dove oggi, al tribunale di Ancona, si è tentata una conciliazione tra avvocati.
«Ostra Vetere ha degli assessori che politicamente sono incapaci, faziosi, vendicativi, inconcludenti, arroganti, micragnosi con alcuni e di tasca larga con gli amici», riportava il post dove c’era anche scritto «Cosa nostra o cosa loro…Memè e la sua giunta stipulano convenzioni (a trattativa privata, rendendo pubbliche decisioni senza interpellare altri) con una solo Associazione: la polisportiva pallavolo Avis. Si noti che la presidente dell’Associazione Avis è Luigina Brocanelli, membro della giunta e vice sindaco». Il post alludeva alla stipula di una convenzione della durata di 4 anni per l’uso dell’ex campo sportivo. «Ciò sarebbe gestire la cosa pubblica – riportava sempre il post pubblicato – come fosse cosa loro con metodo e atteggiamento mafioso». Al messaggio era allegata anche una foto del film “Il Padrino”.
È stato proprio nel corso delle udienze per il processo per diffamazione a far emergere la gestione degli impianti, senza una bando pubblico. La Procura così, circa un anno fa, ha indagato la giunta per abuso d’ufficio. Una accusa ancora tutta da provare. «Non c’è stata ancora nessuna richiesta di rinvio a giudizio – dice l’avvocato Diego D’Adderio, che difende sindaco e vice sindaco (i due assessori sono assistiti invece dall’avvocato Roberto Gusmitta) – abbiamo depositato le memorie difensive e la cosa potrebbe essere archiviata». Il sindaco Memè, contattato da Centropagina, ha preferito non rilasciare commenti, limitandosi a dire: «Non rilascio dichiarazioni, è un anno che si sa dell’indagine».
Nell’udienza di oggi, per il processo di diffamazione, è stato preso atto solo del rinvio, fissato al 24 aprile, per concludere il tentativo di conciliazione. «Più che una diffamazione è stata una critica politica – spiega Roberto Paradisi, l’avvocato di Aquili – fondata su un fatto vero perché riteniamo che nell’attribuire la gestione alla polisportiva sia stata violata la legge regionale che prevede che si facciano bandi pubblici». L’ex sindaco Massimo Bello, nel processo per diffamazione, è difeso dall’avvocato Riccardo Canafoglia. «Il post non è stato fatto da Bello – ha chiarito il legale – ma era sulla pagina di cui era solo amministratore».