Jesi-Fabriano

Omicidio del piccolo Hamid, il padre del killer: «Gli ho chiesto cos’era successo e lui ripeteva “niente, niente”»

Ascoltati in Procura il nonno, la mamma e due zii del bambino di 5 anni ucciso dal padre a Cupramontana, il 4 gennaio. La moglie Savime: «Sto troppo male». Il pm ha convocato i familiari per ricostruire le ultime ore della tragedia. I parenti faranno presto visita a Besart Imeri in carcere

Il corpo senza vita del bambino
Il corpo senza vita del bambino
L’arrivo a Cupramontana del sostituto procuratore Valentina Bavai

CUPRAMONTANA – Ucciso dal padre a 5 anni, la Procura convoca la mamma, il nonno e due zii del piccolo Hamid, morto il 4 gennaio. Tornati ieri dalla Macedonia, dove il corpo del bambino è stato tumulato secondo il rito musulmano, i familiari si sono presentati oggi pomeriggio (16 gennaio) ad Ancona, davanti al pm Valentina Bavai che ha chiesto di sentirli come persone informate sui fatti. Raccolti e seduti vicini, fuori dalla porta degli uffici della procura, i quattro sono entrati uno alla volta. Per prima la giovane moglie del macedone Besart Imeri, Savime, mamma di Hamid. Poi è toccato ai fratelli dell’omicida ed in ultimo al padre, Bajram Imeri. Il figlio è in carcere per omicidio aggravato da 17 giorni.

«Sto troppo male – commenta la moglie Savime dopo il lungo colloquio con il pm – non riesco a dire nulla». Minuta, gli occhi lucidi per la tragedia che l’ha travolta come madre e come moglie. Tra due mesi darà alla luce un maschietto, il terzo di tre figli avuti dal marito che ora è in carcere. Tramite i familiari la procura sta cercando di ricostruire la giornata del 4 gennaio, quella che attorno alle 18.30, in via Bonanni, ha avuto il tragico epilogo con la morte del piccolo Hamid, ucciso dal padre 26enne, soffocato o forse strozzato.

«Eravamo tutti in casa – racconta Bajram Imeri, nonno paterno del bimbo e padre di Besart – io guardavo la tv, non ci siamo accorti quando mio nipote e mio figlio sono usciti. Da un po’ di giorni mio figlio era silenzioso ma la perdita del lavoro non c’entra. Siamo una famiglia unita, ci aiutiamo tutti se ci sono problemi economici. Besart non lavorava solo da due mesi. Era in cura sì, da un medico, c’è andato due volte, ma non avremmo mai immaginato tutto questo se no non lo avremmo lasciato solo con il bambino. Dopo l’accaduto gli ho chiesto cosa era successo ma lui ripeteva “niente, niente” poi è rimasto in silenzio. Anche noi stiamo cercando di sapere e capire come sono andate le cose. Quale genitore che è in sé ucciderebbe il proprio figlio. Il danno è solo nostro».

Savime darà presto alla luce il terzo figlio della coppia e i familiari hanno deciso di non chiamarlo Hamid, come il fratellino, perché nell’usanza musulmana, dare il nome di un defunto significa lasciare senza nome chi non c’è più. «Presto andremo a trovare mio figlio in carcere – aggiunge Bajram – abbiamo già fatto richiesta».

I carabinieri a Cupramontana per condurre le prime indagini sull’omicidio del bambino di 5 anni da parte del padre (foto Binci)