MACERATA – Avrebbe sei milioni di euro tra beni immobili e rapporti finanziari a fronte di un reddito contenuto, questa mattina è scattato un maxi sequestro nei confronti di un noto imprenditore edile ed immobiliare di origine calabrese ma da un ventennio residente in provincia di Macerata. Il provvedimento di sequestro finalizzato alla confisca è stato emesso, ai sensi della normativa antimafia, dal Tribunale di Ancona – Sezione misure di prevenzione su proposta formulata dal procuratore di Macerata Giovanni Narbone e dal questore Vincenzo Trombadore.
L’imprenditore era stato già sottoposto, nel 2020, alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale, con obbligo di soggiorno per la durata di tre anni, su proposta del questore. Coinvolto in passato in diverse vicende processuali per reati tributari, finanziari, fallimentari, contro il patrimonio e la pubblica amministrazione e in materia di rifiuti – l’imprenditore è attualmente imputato al Tribunale di Palermo per riciclaggio aggravato dalle finalità mafiose, «avendo le indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo siciliano – precisa la polizia – accertato consolidati legami con Cosa Nostra nel periodo 2014-2015; in questo passato contesto l’imprenditore utilizzando lo schermo delle compagini societarie a lui indirettamente riconducibili, avrebbe agevolato, nell’ambito di uno stabile rapporto di collaborazione fiduciaria, un esponente di vertice del clan Graziano del mandamento mafioso di Resuttana (PA), nella realizzazione di operazioni di natura immobiliare e finanziaria finalizzate all’investimento delle risorse economiche illecite dell’organizzazione mafiosa in provincia di Roma e in Romania».
Ora l’attività investigativa svolta dalla Divisione polizia anticrimine della Questura di Macerata, in stretta collaborazione con il Servizio centrale anticrimine, ha consentito di accertare come l’imprenditore, a fronte di una situazione reddituale di natura contenuta, abbia costituito nel territorio marchigiano, anche attraverso l’interposizione fittizia di familiari e prestanome, un importante e articolato sistema societario operante nel settore immobiliare, mediante la realizzazione di sistematiche operazioni volte a impedire la diretta riconducibilità delle strutture imprenditoriali alla sua persona. Le società, strettamente collegate tra loro, infatti, sarebbero state utilizzate per operare trasferimenti di beni e di ricchezza, per giustificare spese e conseguente abbattimenti di utili (anche con ricorso a fatturazioni inesistenti), per parcellizzare e al contempo riciclare denaro, celando la disponibilità di somme provento di reati.
Con il provvedimento il Tribunale delle Misure di prevenzione di Ancona, accogliendo la proposta formulata congiuntamente dal procuratore e dal questore ha disposto il sequestro della totalità delle quote e dell’intero compendio aziendale di 14 società operanti nel settore immobiliare ed edilizio, 27 fabbricati e 44 terreni, 3 veicoli e numerosi rapporti finanziari, per un valore complessivamente stimato di circa 6 milioni di euro.