Pesaro

Femminicidio di Saltara, l’omicida: «Non doveva finire così»

Ezio Di Levrano, in carcere con l'accusa di aver ucciso la moglie, ha incontrato il suo legale Salvatore Asole. «Scosso e pentito»

PESARO – Femminicidio di Saltara, l’omicida dice più volte: «Non doveva finire così». Ezio di Levrano autista 54enne, in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato nei confronti della moglie 38enne Ana Cristina Duarte Correia, donna brasiliana da cui ha avuto tre figli (6, 13 e 14 anni), ha incontrato in carcere il suo avvocato Salvatore Asole. La donna è stata uccisa a coltellate nella abitazione di via Papa Celestino V al civico 4 nel borgo di Saltara sabato 7 settembre notte dopo le 2.

Asole sottolinea: «Il mio assistito è una persona molto scossa, affranta e che mi ha dimostrato il suo totale pentimento e disappunto per l’azione omicidiaria commessa. Mi ha più volte ripetuto la frase “Non doveva finire così”. Credo alle parole del mio assistito, l’ho trovato sincero. Sin d’ora senza avere scopi difensivi, porge scuse a tutti i familiari della consorte e ai figli. Porge le sue scuse alla comunità, a tutte le donne, ai suoi genitori e a tutte le persone che lo conoscono. Si è qualificato come un soggetto non violento, tanto che vuole smentire alcune informazioni apparse sugli organi di stampa, circa presunti maltrattamenti verso la consorte».

L’avvocato Salvatore Asole

Nel capo di imputazione viene contestato l’omicidio aggravato dal vincolo familiare, dal fatto di averlo commesso davanti ai figli e dai maltrattamenti. Asole ci tiene però a precisare un aspetto. «Di Levrano mi ha detto a gran voce di voler pagare le sue colpe però vuole che nel processo emerga la verità che l’ha indotto, in un momento d’ira e di rabbia, a commettere azione che non voleva commettere».

Asole è pronto «a sostenere fino alla fine che si sia trattato di un delitto d’impeto. C’è un momento chiave, un episodio che ha scatenato il raptus: lo dobbiamo approfondire».

Motivo per cui il legale vuole «valutare se avanzare una richiesta di accertamento psichiatrico nei confronti del mio assistito in ordine alle proprie capacità o meno (lievi o fortemente scemate) al momento dell’azione omicidiaria». Secondo il legale una scintilla avrebbe accecato di rabbia Di Levrano.

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