ANCONA – “Meno tasse, più lavoro”, “Giù le mani dalle pensioni” e “Giù le mani dal no-profit”. Sono le scritte sulle pettorine azzurre che sabato 26 gennaio indosseranno i rappresentanti marchigiani di Fi nelle piazze contro la manovra, in occasione del 25esimo anniversario della fondazione di Forza Italia.
«La celebrazione dei 25 anni di Fi – spiega Daniele Silvetti, commissario provinciale Fi – combacia con l’avvio di una mobilitazione sul territorio, organizzata per rimarcare le mancanze di questo governo e le lacune della manovra. In Provincia di Ancona, sabato (26 gennaio), ci saranno tre gazebo ad Ancona, Jesi e Fabriano. Indosseremo gli stessi gilet indossati dai deputati alla Camera contro la manovra, per dare seguito alla protesta messa in piedi dai nostri parlamentari. «Fi è sempre stata una forza moderata – dichiara Marcello Fiori, commissario regionale Fi – e per la prima volta ha indossato i gilet blu. Siamo stati costretti a indossarli per poter comunicare le nostre idee. Non era mai successo prima che la legge fondamentale dello Stato con cui si attribuiscono le risorse fosse approvata dal Parlamento senza discussione. Per segnalare le storture indossiamo i gilet in un momento per noi storico, sono infatti passati 25 anni da quando il presidente Silvio Berlusconi ebbe l’intuizione di fondare il movimento politico».
In particolare Fiori sottolinea quattro punti critici della manovra. «Innanzitutto – spiega – ci saremmo aspettati misure per meno tasse e più lavoro e, invece, in realtà ci sono più tasse e disoccupazione con questa manovra. La pressione fiscale non solo non diminuisce, ma dal 42% è destinata ad aumentare al 42,8% nei prossimi anni. Poi ci era stato raccontato che sarebbero state tagliate le pensioni d’oro, in realtà il governo mette le mani nelle tasche dei pensionati italiani per finanziare il reddito di cittadinanza. La manovra raddoppia anche le tasse alle organizzazioni no-profit e alle associazioni di volontariato e questo è un delitto. Noi siamo per una società liberale e per la sussidiarietà. Si stanno poi discutendo, in queste ore, pesanti misure che riguardano la democrazia del nostro Paese, dal referendum al taglio delle risorse all’editoria, che toglieranno spazi di libertà. Non condividiamo le azioni di un governo che mette in discussione il valore della libertà».
Fiori punta anche il dito contro le «mancanze» del governo nei confronti delle Marche. «Con il senatore Cangini – spiega – abbiamo provato a presentare emendamenti a favore delle Marche che sono stati accantonati, nemmeno discussi dalla maggioranza di governo. Abbiamo proposto l’ammodernamento del fronte esterno del molo Clementino nel porto di Ancona (22milioni di euro), la realizzazione della superstrada del terremoto (360milioni di euro), la realizzazione per uno svincolo a ridosso dell’Adriatica a San Benedetto (60milioni di euro), il rifinanziamento della seconda corsia della galleria della Fano-Grosseto (100milioni di euro), il ripristino del tratto ferroviario Urbino-Fano (86milioni di euro). Queste opere infrastrutturali valevano 628milioni di euro e avrebbero garantito lavoro, occupazione e sviluppo».
«Nessuna di queste proposte – sottolinea Andrea Cangini, senatore Fi – è stata accolta, né tantomeno valutata dal governo. Questa ormai è diventata una prassi perché questo governo mediatico non fa politica, fa solo propaganda che non ha nulla a che vedere con la realtà. Il governo è retto da due partiti politici che hanno due visioni radicalmente opposte e non hanno un’idea di sviluppo del Paese. L’Italia è in recessione, tra poco la Bce smetterà di acquistare titoli di Stato, il debito pubblico salirà inesorabilmente. Gli indicatori economici dicono che non c’è una prospettiva di sviluppo, ma continuano a parlare di altro. Come mettere in moto l’economia? Facendo investimenti. Tutte le risorse ammassate sconsideratamente tra reddito di cittadinanza e quota 100 dovevano essere investite in un piano di sviluppo infrastrutturale. Al momento non ci resta che indossare i gilet sperando che la realtà prenda il sopravvento sulla finzione perché così le cose non possono andare avanti».