ANCONA – Si incatena al municipio col volto coperto: «Chiedo tamponi gratuiti, ma non sono un no vax e neppure no green pass». È un fiume in piena, Luca (nome di fantasia), che si è incatenato davanti a Palazzo del Popolo, col volto coperto da una busta di carta. Tanti i curiosi che si sono radunati ai suoi piedi, in largo XXIV Maggio. C’è chi passava e gli dava sostegno e chi, invece, neppure lo degnava di uno sguardo. Luca, ora, alle 15, è ancora lì, di fronte al Comune, seduto su una panchina.
Una protesta pacifica, senza disordini. Lui, anconetano e dipendente di un’azienda privata, non ha alcuna strana intenzione, ma chiede di non comparire col proprio nome né col proprio volto: «Voglio rimanere anonimo per tutelare la mia famiglia. Non voglio che mia moglie venga additata come ‘la moglie di quello che si è incatenato’. Chiedo solo di essere ascoltato. Non me ne andrò – dice – finché qualcuno non mi garantirà tamponi gratuiti. Se il vaccino è una scelta – sottolinea Luca – allora chi non ha subìto l’inoculazione non deve pagare i tamponi per esibire il green pass». Green pass, che, secondo lui, sarebbe «una tassa sul lavoro».
Luca non si è vaccinato, benché i suoi familiari lo abbiano fatto: «Non sono contro i vaccini» osserva. E ancora: «Non sono nessuno per parlare di dati o di evidenze scientifiche, non ne ho le competenze, ma protesto per principio. È ingiusto che chi sceglie di non vaccinarsi debba sostenere costi ingenti per lavorare». I costi di cui parla Luca sono quelli relativi ai tamponi, necessari per ottenere il green pass: «Al netto, guadagno mensilmente 600 o 700 euro e dovrei spenderne 400 (al mese) in tamponi. Insomma – si chiede Luca – quale famiglia potrebbe permettersi una spesa così ingente?».
«Sul vaccino, ognuno ha le proprie convinzioni. Io non sono contrario, anzi, secondo me, al di sopra di una soglia d’età va fatto. Però, io non ne sento il bisogno finora. Poi – riflette – magari prenderò il covid e finirò in terapia intensiva e cambierò idea. Ma oggi sono qui per dire che se il vaccino è una libera scelta, allora lo Stato non può tassare il lavoro o lo sport».
Si copre il volto, Luca (46 anni), e lo fa con un sacchetto di carta. C’è spazio solo per gli occhi. «Dietro il sacchetto che porto in testa – precisa lui – c’è il volto di ogni italiano tradito dallo Stato, ci sono familiari e amici di persone uccise dallo Stato, che ha negato per mesi – si legge nei cartelli – le autopsie». Cartelli scritti col pennarello nero, corretti in diversi punti ed esposti a Palazzo del popolo sin dal primo mattino, alle 8.30.
Poi, a seguito dell’intervento di due pattuglie della Polizia locale, l’uomo è stato allontanato, perché non poteva rimanere incatenato al Comune (peraltro, la protesta non era autorizzata): «Prima mi ero messo all’ingresso del Comune, poi mi sono seduto su una panchina coi miei cartelli. Se qualcuno si vuole unirsi a me, io sono qui, nel rispetto delle leggi». Di supporto ai vigili, sono intervenute anche due Volanti della Questura. Identificato, il manifestante ha sempre mantenuto la calma, esponendo le sue ragioni. «In passato ho preso parte alle proteste no vax e no green pass nelle piazze – confessa. Ma sono fatti che risalgono a prima del vaccino, poi me ne sono discostato, perché la maggior parte dei manifestanti ha doppi fini».