ANCONA – Circa il 28% delle imprese agricole parla al femminile con la percentuale che sale al 40% se parliamo di accoglienza agrituristica. Lo evidenzia Coldiretti Marche in vista dell’8 Marzo, la Giornata internazionale della donna, occasione per fare il punto della situazione sulla condizione del mondo femminile e sulla strada verso il riconoscimento e la parità nei diritti. Donne che soprattutto in agricoltura sanno dimostrare il loro valore grazie anche alla rivoluzione che in questi anni ha accompagnato il settore, oggi aperto a numerose attività collaterali che, nel caso delle Marche, rappresentano un terzo del reddito delle aziende. Dagli agriturismi, appunto, all’agricoltura sociale con servizi didattici ed educativi, inserimenti lavorativi per soggetti svantaggiati, anziani e disabili.
Secondo i dati della Camera di Commercio sono attive 6651 aziende agricole condotte da una donna mentre sono quasi 10mila tra operaie agricole, coltivatrici dirette e professioniste le ladies dei campi. Giovani, preparate e competenti. Aspetti che in Coldiretti Marche non sono parole di circostanza ma concretezza del quotidiano visto che il 50% delle cariche associative è detenuto da donne. A partire dalla presidente regionale Maria Letizia Gardoni che è anche consigliere della giunta nazionale e presidente nazionale di Coldiretti Bio ad Alba Alessandri, presidente di Coldiretti Giovani Impresa Marche fino ad Arianna Bottin alla guida dei Giovani di Pesaro Urbino, per non parlare di Francesca Gironi, presidente di Coldiretti Donna Impresa Marche, e rappresentante di tutte le agricoltrici italiane a Bruxelles all’interno del Copa Cogeca, la federazione europea che comprende le associazioni di agricoltori e cooperative agricole.
«Le imprese agricole al femminile – spiega la presidente Gironi– si contraddistinguono per la capacità di portare innovazione nelle aziende, per l’inesauribile fantasia che permette di coniugare nuovi modi di fare agricoltura con la tradizione che ci appartiene. Le nostre imprenditrici hanno studi universitari alle spalle e vedono nell’agricoltura una traiettoria di futuro, fattore determinante per chi decide di avviare un’attività agricola, anche non avendo una tradizione familiare alle spalle».