MACERATA – È un infaticabile lavoratore, Simone Riccioni. Ha appena finito di girare un film di cui è anche regista e ora pensa già al prossimo tour. Il 35enne, originario di Corridonia, in provincia di Macerata, ha presentato qualche giorno fa il suo ultimo progetto, “Neve”. Si chiama così la ragazzina protagonista della pellicola pronta ad arrivare al cinema e poi, chiaramente, nelle piattaforme streaming e in tv.
Una commedia che descrive il rapporto tra una mamma e una figlia, affrontando i temi del bullismo, della diversità e della rinascita. I protagonisti sono lo stesso Riccioni, classe ’88, nei panni di un attore di musical, e Azzurra Lo Pipero, 11 anni, di Fermo, al suo debutto nel ruolo di Neve.
«Alcuni giornalisti hanno scritto che questo lavoro è autobiografico, ma non è vero. È solo che parla del bullismo, un tema a me molto caro, che mi ha interessato personalmente. La scrittura di questo film – racconta Riccioni – è iniziata oltre 5 anni fa, partendo dalla mia esperienza personale di quando avevo 10 anni, periodo nel quale soffrii di bullismo per circa 2-3 anni. Uscirà nel 2024 e l’obiettivo è quello di portarlo nelle scuole di tutta Italia, in collaborazione con la polizia di Stato che ha appoggiato il progetto».
Riccioni, che esperienza è stata?
«Un’esperienza bellissima, le riprese sono durate 20 giorni e hanno coinvolto una troupe di 38 persone, 10 attori (tra cui anche Simone Montedoro, il capitano Tommasi in ‘Don Matteo’, ndr) e oltre 900 comparse».
Ha deciso di girare nelle Marche, dove vive dall’età di 7 anni. Alcuni suoi colleghi, invece, si spostano tra Roma e Milano, perché – dicono – le Marche rimangono isolate dal punto di vista cinematografico. Cosa ne pensa?
«Credo che le Marche siano una regione stupenda. Dal punto di vista cinematografico, hanno ancora tanto da offrire, ma se tutti vanno via, beh, io scelgo di restare. Qualcuno dovrà pur raccontarle e lasciare che si esprimano, o no?»
Il titolo è il nome della protagonista…
«Sì, la storia è inventata, ma parte da un vissuto. Il bullismo è uno dei temi sociali che mi piace affrontare nei miei film. Si racconta di Marta, mamma single, e del rapporto con sua figlia, una bimba che andando avanti scoprirà di avere qualcosa (dice rimanendo sul vago, ndr) e che quindi viene portata in una scuola di teatro. Qui, incontrerà Leo, molto famoso tempo addietro e che invece ora tenta di sbarcare il lunario con spettacolini qua e là».
Anche lei, come Leo (a cui presta il volto) ha una scuola di teatro, vero?
«Si chiama “Cinema che passione” e il 24 inaugureremo la sede di Colbuccaro, a Corridonia».
A lei le frazioni piacciono proprio tanto, eh?
«(ride) Io adoro questa dimensione. Se mia moglie me lo consentirà, vorrei rimanere qua».
C’è già l’idea di un figlio?
«Ci stiamo pensando, ma con calma».
Luogo preferito delle Marche?
«Dove mi sento a casa».
E dove si sente a casa?
«Là dove ho parenti, amici e affetti: Corridonia, Porto Recanati, Macerata».
Ecco, Macerata…
«Ho fatto le medie e le superiori dai Salesiani».
E poi?
«Dopodiché, mi sono trasferito a Milano. Frequentavo la Cattolica e andavo a scuola di recitazione. Nel frattempo, lavoravo per mantenermi».
Il suo sogno di bambino?
«Ho giocato per anni a basket, da piccolo volevo diventare professore di educazione fisica. Ecco perché sono laureato in Scienze motorie e dello sport».
E invece…
«E invece sono finito a fare l’attore (ride, ndr)».
Un mondo stupendo, ma spesso precario. Quale consiglio dà a chi vuole affermarsi nel mondo dello spettacolo?
«Il consiglio è quello che do ai ragazzi della mia scuola: abbiate sempre un piano B. Va bene sognare, ma pensate anche a delle alternative. D’altronde, nella vita bisogna pur sempre mangiare».
Lei ha preso parte a oltre 250 pubblicità e ha recitato in fiction come ‘Don Matteo’ e ‘Che Dio ci aiuti’, affiancando – tra gli altri – Luca Ward, Nancy Brilli, Paolo Calabresi. Preferisce teatro, cinema o tv?
«Al primo posto, metto il cinema. Poi, certo, il teatro per noi attori ha un fascino particolare e la tv è quella che ti fa conoscere al grande pubblico».
E l’esperienza più bella?
«Quella che vivo coi miei ragazzi della scuola di teatro. Mi sento come un fratello maggior, in loro rivedo quello sguardo di speranza che avevo io».
Progetti futuri?
«Partiremo con “Ma che problema hai?”, una tournée fatta di una decina di appuntamenti. Poi, in cantiere ci sono un cortometraggio e un altro film».