ANCONA – Attrice, doppiatrice, speaker, voce di spot e tanto altro. Lei è Tamara Fagnocchi, una delle voci che entra quotidianamente nelle nostre case. Mentre facciamo colazione, pranziamo, o guardiamo un film, lei è sempre lì con noi, a prestare la voce alle pubblicità delle merendine Buondì o del latte Zymil. Ci presenta i gioielli Pandora e si spinge anche oltre, con una sensualità vocale da fare invidia persino ai più atavici divoratori di yogurt: «Muller, fate l’amore con il sapore».
Alzi la mano chi non ha mai sentito (pardon, ascoltato) la voce di Fagnocchi prima di spegnere il televisore a mezzanotte. È praticamente impossibile non esserci incappati almeno una volta nella vita. Il suo timbro vocale è rassicurante, tranquillo, infonde serenità e presenta un elevato grado di versatilità: «Doppio voci dai 5 ai 40 anni. Forse, anche qualcosa di più».
Quasi tutte le pubblicità di caffè parlano grazie a lei, eppure Fagnocchi non beve caffè da 10 anni. Di tutte le frasi più veloci che ha detto, una su tutte: «Leggere attentamente il foglietto illustrativo», alla fine degli spot sui farmaci. Originaria di Solarolo (il paese di Laura Pausini), vive da anni a Milano, la patria della pubblicità. Sognava di diventare ballerina e invece eccola, dietro i microfoni dei più importanti studi di registrazioni, a fare la doppiatrice con le cuffie in testa. Ora, nella sua vita, fa capolino persino la scrittura. Ha infatti pubblicato il suo primo podcast, Happy Ending.
Dottoressa Fagnocchi, iniziamo dal suo ascoltatissimo Happy Ending. Di cosa tratta?
«La protagonista è una donna di 40 anni che affronta il suo più grande e imprevisto fallimento sentimentale. In una commedia dai toni irriverenti, lei rincorre a tutti i costi il suo happy ending e farà i conti con le tante voci della sua testa che le parlano, stretta dai sensi di colpa, dalle attorcigliate dinamiche familiari, dalle ossessioni compulsive e dagli incontri improbabili che le capitano».
C’è un po’ di Tamara qui dentro?
«Sì, è inevitabile, ma non tutto ciò che racconto mi è accaduto. La protagonista tenta di rialzarsi, ma fa più danni di prima e si ritrova in una giostra squilibrata di emozioni, crème caramel divorati, magici cottonfiock e poveri piccioni, alla ricerca della leggerezza. Perché solo così si possono raccontare (e vivere) le storie difficili».
Dove possiamo ascoltare il suo podcast Happy Ending?
«Su Spotify, Storytel, Apple e Google podcast».
Come è arrivata al doppiaggio?
«Grazie a un direttore di doppiaggio che ci ha visto lungo. Io pensavo al teatro e lui mi disse che sarei riuscita bene nella pubblicità, per via della mia voce. Ci ho provato e aveva ragione lui».
Ma che noia la pubblicità nel bel mezzo di un film…
«Molti abbassano il volume della tv o cambiano canale, ma dicono che la relazione tra l’invadenza degli spot e una voce amica (tipo la mia) consenta di entrare nelle case degli italiani senza rompere nulla. Spesso, la voce si ricorda solo se è orrenda. Se invece va bene ed è adattabile, ci si ricorda più dello spot che della voce».
L’abbiamo sentita tutti, almeno una volta nella vita…
«Ora mi vengono i sensi di colpa, sono un po’ una condanna per tutti voi (ride)».
Macché condanna…
«Io per fortuna non ho la tv e fino a poco tempo fa evitavo perfino di riascoltarmi».
Perché?
«Perché la tua voce registrata è diversa da quella che senti di avere. Ma ultimamente ho fatto pace col mio timbro e mi ascolto senza problemi. Ormai, so l’effetto che fa, però consiglio di ascoltare i miei vocali Whatsapp alla velocità di 1,5x».
Quanto vale un suo audio Whatsapp?
«(ride) Questa è una bella domanda e un’ottima idea: ora ci penso, imbastisco un business e le faccio sapere».
Ci parli del suo rapporto con le Marche…
«Mio nonno Mario era di Jesi. Se penso alle Marche, mi viene in mente il Verdicchio, di cui nonno era un grande bevitore…».
E ora, qui, nell’anconetano, torna spesso?
«No, ci sono passata per varie tournée teatrali. Trovo che ci siano tanti bei paesini, ma poco conosciuti. Invidio la vostra terra per il connubio mare-montagna».
A proposito di paesini: lei è nata a Faenza, ma è originaria di Solarolo, come Laura Pausini.
«Con lei, ci incontrammo prima del Sanremo che la rese famosa. Eravamo dallo stesso parrucchiere e aspettavamo Marco Masini. Abbiamo età diverse, ma in paese ci si conosce tutti».
Mi confessi una cosa: le compagnie telefoniche che la contattano al cellulare per le varie offerte riconoscono la sua voce da spot?
«Per fortuna no, altrimenti non avrei più una vita (ride). Le uniche due volte che ho messo la faccia in una campagna pubblicitaria, ho ricevuto una miriade di messaggi. È bello non essere riconosciuti, mi piace restare dietro le quinte».
La sua giornata tipo?
«Il gatto che mi sveglia alle 6 e poi via per tutto il giorno come una trottola, da uno studio di registrazione all’altro».
Beh, si faccia uno studio tutto suo…
«Già fatto: uno a Milano, l’altro a Ravenna».
Il 16 aprile è stata la giornata mondiale della voce: come se ne prende cura?
«Non ammalandola, allenandola e usandola bene. Bevo acqua e limone, più per le difese immunitari che per la voce in sé. E tutti gli accorgimenti che ci ha imposto il covid io li usavo già. Lavare le mani e tentare di non toccarsi il viso fuori casa. D’altronde, per chi lavora con la voce buscarsi un raffreddore significa restare fermi almeno una settimana, col rischio di perdere campagne pubblicitarie importanti».
Ha fatto lo spot della Nutella e di svariate marche di caffè…
«Non mangio Nutella e non bevo caffè da almeno 10 anni. Solo thè verde, ma non mi risultano pubblicità sul thè verde».
Come si costruisce uno spot?
«A me arriva già scritto. Capita che non sappia nemmeno di cosa parli. Lo leggo all’istante e se c’è qualcosa da modificare dico la mia, ma io sono solo un’interprete».
Nella pubblicità dei gioielli Pandora chiede ai telespettatori cosa amino. Ecco, lei cosa ama?
«Cose semplici: gli affetti, le relazioni, lo sport e le lunghe camminate».
Presta la voce ai videogiochi e persino alla protagonista di Pálpito, serie Netflix che uscirà il 20 aprile…
«Sì, farò parlare Camilla, che ha il volto dell’attrice Ana Lucía Domínguez».
Gli audiolibri che interpreta hanno avuto molto successo…
«Soprattutto Circe (di Madeline Miller), per cui ho ricevuto apprezzamenti bellissimi. Ma c’è anche L’acqua del lago non è mai dolce (di Giulia Caminito). Trovo fossero perfetti per me e per il momento che stavo attraversando».
In che senso?
«Nel senso che quando interpreti, devi metterci un po’ di te. Quando i colleghi giovani mi dicono di voler fare uno spot nel modo in cui lo faccio io (o altri), beh, rispondo che è impossibile. Ad uno spot perfetto, preferisco uno spot unico e originale. Quando recito la pubblicità, penso alle emozioni che mi suscita, immagino un film che va da tutt’altra parte rispetto al testo».
Ha una voce rassicurante…
«Che in tanti usano per farmi dire cose ultra sensuali o lontanissime da me. Ma giuro che mi diverto troppo».
Come gli spot delle lingérie Intimissimi o degli yogurt Muller…
«Per me, ogni spot è un pretesto. Quando indosso le cuffie, nella mia testa, parte un film».
Ora, dicevamo, è anche autrice del suo nuovo podcast: progetti futuri?
«Sto scrivendo il sequel di Happy Ending. Per il primo, ci ho messo 5 mesi, per questo ci sto impiegando di più, ma va bene così. Mi piace scrivere e chissà che non possa continuare a farlo».