ANCONA – «È necessario liberare il porto antico da qualsiasi traffico merci e passeggeri spostando questi flussi a nord proprio negli spazi che furono dei silos». Lo sostiene Francesco Rubini, capogruppo Altra Idea di Città, dopo l’avvio delle attività di preparazione per l’intervento di abbattimento dei 12 silos, in concessione alla Sai spa, che si trovano alla darsena Marche. Costruiti nel 1972, hanno un’altezza di 48 metri, con un diametro di circa 9 metri, e la loro demolizione avverrà con la tecnica dell’abbattimento meccanico controllato a partire dal 10 febbraio, salvo diverse esigenze di cantiere, per concludersi entro fine aprile.
Questo intervento segue l’abbattimento dei 34 silos in concessione a Silos Granari della Sicilia srl, che si era svolto fra marzo e giugno 2019, sia con abbattimento meccanico che con microcariche esplosive. Il completamento della trasformazione di questa area libererà una banchina complessiva di circa 350 metri, con un retro banchina di 33 mila metri quadrati. Sull’utilizzo delle banchine 19, 20 e 21 della darsena Marche sono in corso valutazioni da parte dell’Autorità di sistema portuale e della Capitaneria di porto di Ancona.
«Dopo anni di lunga attesa – dichiara Rubini – l’abbattimento complessivo dei vecchi silos del porto sembra ormai ad un passo dal concludersi. Un fatto importante, non solo per l’area portuale e le sue attività socio-economiche, ma anche per la città intera che potrebbe beneficiarne nella sua stessa struttura urbanistica e morfologica nonché in un progetto complessivo di rilancio del porto in chiave socio-culturale. Come movimento politico crediamo infatti che la liberazione degli spazi causata dalla scomparsa dei silos, più di 30mila mq lungo le banchine 19, 20 e 21 della darsena Marche, può rappresentare una ghiotta occasione per proseguire il lento, ma meritorio percorso di spostamento delle attività commerciali e traghettistiche dalla zona storica del porto. Dopo la riapertura del porto antico e la sua massiccia frequentazione quotidiana di anconetani e non, è ora di proseguire su questa strada al fine di liberare del tutto l’area antica da qualsiasi traffico merci e passeggeri spostando questi flussi a nord proprio negli spazi che furono dei silos».
Per il consigliere comunale, «un’operazione di questo tipo permetterebbe di riavviare quella non più rinviabile operazione di ricollegamento, fisico e culturale, tra il porto e la città, connettendo di nuovo due corpi che ormai da troppi anni si sentono estranei l’uno all’altro. Affinché questa operazione possa però dirsi del tutto riuscita occorrerà rimettere in discussione il progetto per il banchimento del molo Clementino a favore delle grandi navi da crociera, totalmente incoerente con qualsiasi idea di riapertura del porto storico alla città e liberazione di quell’area da ingombranti e incongruenti massicce attività economiche. Infine, ci auguriamo che questa occasione possa essere quella giusta per riprendere il percorso necessario e utile alla rimozione di quelle ignobili reti che da anni ingabbiano inutilmente il nostro amato porto. Uno sviluppo sostenibile del porto in chiave sociale, culturale e turistica non è più rinviabile».