Ancona-Osimo

Aborto, Volpini: «Difficile far applicare la legge 194 per l’alta percentuale di medici obiettori»

Secondo i dati Istat 2016, nelle Marche, sono il 70,1%. «L’applicazione della 194 è più puntuale a Senigallia mentre a Fermo, Ascoli Piceno e Jesi si incontrano più difficoltà», dice il presidente della commissione regionale Sanità

ANCONA- La questione dell’interruzione volontaria di gravidanza accende il dibattito nelle Marche. Tra medici obiettori di coscienza e le difficoltà nell’utilizzo della pillola RU486 per l’aborto farmacologico, associazioni e movimenti politici puntano il dito contro la Regione dichiarandola «fuori legge per l’interruzione volontaria della gravidanza». Secondo i dati ISTAT 2016, nelle Marche gli obiettori di coscienza sono il 70,1%.

«Nelle Marche, come in tutta Italia, l’applicazione della Legge 194 trova difficoltà a causa dell’altissima percentuale di medici obiettori di coscienza. La realtà marchigiana è a macchia di leopardo. L’applicazione viene fatta in maniera più puntuale in città come Senigallia mentre a Fermo, Ascoli Piceno e Jesi si incontrano più difficolt à- spiega il presidente della commissione regionale Sanità, Fabrizio Volpini-. Inoltre, è difficile il decollo dell’aborto farmacologico con la pillola RU486. A Senigallia è partito da tempo e in maniera efficace un modello assistenziale distrettuale in regime di collaborazione tra ospedale e consultorio. La Legge prevede per l’aborto con metodo farmacologico un ricovero in ospedale di tre giorni. Con il progetto sperimentale, utilizzato anche in altre regioni d’Italia, la donna non viene più ricoverata per tre giorni ma fa un Day Hospital in ospedale e poi controlli successivi presso il consultorio. Questo perché il farmaco è sicuro e la paziente viene accompagnata durante tutto il percorso. Questo tipo di sperimentazione allinea le Marche a tutta Europa e ad altre regioni italiane».

Fabrizio Volpini, presidente IV Commissione Sanità Regionale

Il presidente della commissione Sanità si sofferma poi a parlare del problema dei concorsi per medici non obiettori. «L’obiezione di coscienza è prevista dalla legge italiana, invece in alcuni paesi europei come ad esempio la Svezia, non è consentita. In passato in Italia sono stati fatti dei tentativi con i concorsi per medici non obiettori ma non hanno avuto successo. I partecipanti anche se hanno espresso la clausola sono diventati obiettori di coscienza successivamente- spiega Volpini-. A tal proposito, in Consiglio Regionale un anno fa è stata approvata con voti risicati, una mozione presentata dal consigliere Gianluca Busilacchi. Prevede concorsi volti all’assunzione di medici che garantiscano il servizio di interruzione volontaria di gravidanza, come avvenuto nel Lazio. La Giunta Zingaretti ha infatti deciso di assumere medici non obiettori di coscienza per assicurare il servizio di interruzione volontaria di gravidanza all’Ospedale San Camillo. L’Italia è il paese dove l’obiezione di coscienza è tra i più alti. Per questo siamo stati richiamati anche dalla Commissione Europea».

Secondo i dati del Ministero della Salute, nel 2016 le IVG nelle Marche sono state 1.618. Nel 1982 era state 5.187. Il tasso di abortività è del 5%, inferiore a quello nazionale che è del 6,5%. Nella provincia di Ancona sono state effettuate 486 interruzioni volontarie di gravidanza, il 30% di tutte quelle eseguite nella regione. Di queste 190 vengono praticate presso una casa di cura privata convenzionata. Nella provincia di Macerata ne sono state effettuate 464 (28,7%), nella provincia di Ascoli Piceno 382 (23,6%), nella provincia di Pesaro e Urbino 287 (17,7%). Nessun intervento invece nella provincia di Fermo.

LA DIFFIDA- Il 3 novembre 2017, otto associazioni e movimenti politici (Articolo Uno MPD Coordinamento Regionale Marche, Associazione Radicali Marche, P.C.I.  Marche, Sinistra Italiana Marche, Associazione Luca Coscioni cellula di Ancona, Comitato pro194 provincia di Fermo, Possibile Comitato di Ancona, Rifondazione comunista Marche), hanno inviato una diffida alla Regione Marche, all’ASUR e alla Ministra della Salute, per chiedere il rispetto della legge 194/78 nelle Marche. Associazioni e movimenti politici denunciano in particolare che, «i consultori non svolgono più quella funzione per la quale erano previsti come quello di assistere la donna in stato di gravidanza, prevenzione, pianificazione familiare, educazione sessuale e contraccezione. Inoltre, in alcune strutture sanitarie pubbliche, come per esempio l’ospedale “Murri” di Fermo, a causa dell’alto numero di personale obiettore di coscienza, il servizio dell’IVG non è garantito e questo in contrasto con i dettami della legge che impone in ogni caso alle strutture pubbliche di garantire l’accesso a questo servizio- spiegano le associazioni-. Per quanto riguarda poi l’aborto farmacologico/chimico/medico con la pillola RU486, in contrasto con quanto prescrive la legge, la Regione non ha ancora autorizzato l’utilizzo di questo farmaco in tutto il territorio regionale, ma al momento solo in via sperimentale all’ospedale di Senigallia».

Le associazioni, trascorsi i 90 giorni di tempo che avevano dato alla Regione e all’ASUR per rispondere, non avendo ricevuto nessun tipo di riscontro si sono rivolti al difensore civico regionale, l’avv. Andrea Nobili. Il Garante dei Diritti, data l’assenza di risposte in merito alle questioni sollevate dalle associazioni, il 29 marzo scorso ha inviato un sollecito al direttore generale dell’ASUR.  Entro fine mese, l’Asur dovrà dare risposte.

IL VESCOVO DI JESI E LE POLEMICHE – Sull’aborto era intervenuto anche il Vescovo di Jesi, Mons. Gerardo Rocconi, durante l’omelia di Pasqua. «Il Vescovo ha parlato di “scelta di amore attraverso il seme della vita” affermando che 90.000 aborti (ultimo dato conosciuto riferito all’anno 2016) in Italia non sono un inno alla vita ma certamente una pratica di morte e per questo è stato duramente attaccato- ha dichiarato il Popolo della Famiglia-. Nella nostra Regione, anziché promuovere la ripresa delle nascite dei futuri italiani, si provvede a completare le strutture per favorire gli aborti in ottemperanza alla Legge 194».