ANCONA – Agli Ospedali Riuniti Lancisi-Salesi-Umberto I è stato installato, nei giorni scorsi, il primo defibrillatore con funzione di Resincronizzazione Cardiaca (CRT) con soli due elettrocateteri anziché tre. I defibrillatori con funzione di stimolazione cardiaca sono utilizzati nella terapia dello scompenso cardiaco “non responder” alla sola terapia medica e qualora i due ventricoli non si contraggano in modo sincronizzato.
Questi dispositivi salvavita permettono la stimolazione contemporanea sia del ventricolo destro che del ventricolo sinistro, ristabilendo così una contrazione più omogenea e naturale del cuore con conseguente miglioramento della funzione contrattile. Questa tecnologia, nota ormai dalla fine degli anni ‘90, richiede un intervento complesso sul paziente, in quanto bisogna posizionare tre elettrocateteri nel cuore: uno nell’atrio destro, uno nel ventricolo destro e il terzo nel ventricolo sinistro (posizionato nel seno coronarico). Il posizionamento nel cuore di questi elettrocateteri avviene tramite puntura di accessi venosi (vena succlavia o vena cefalica).
«Questa è una procedura che è divenuta ormai routinaria e viene svolta da anni con ottimi risultati nel nostro reparto, tuttavia l’inserimento di molti cateteri si può accompagnare a complicanze quali sposizionamenti degli elettrocateteri o infezioni, ciò che richiede poi un eventuale reintervento sul paziente», riferisce il professor Alessandro Capucci, direttore della Clinica di Cardiologia e Aritmologia degli Ospedali Riuniti. Il 21 settembre il Dr. Silvano Molini e il Dr. Mario Luzi, medici dell’equipe di Aritmologia guidata dal prof. Capucci, hanno impiantato, per la prima volta, in regione, all’ospedale Torrette di Ancona, un defibrillatore di nuova generazione con funzione di Resincronizzazione cardiaca, sviluppato dalla società Biotronik, leader nella tecnologia medica cardiovascolare ed endovascolare. Questo apparecchio necessita di soli due elettrocateteri anziché tre. Non è presente l’elettrodo in atrio destro. Ciò è possibile grazie alla presenza di un sensore sull’elettrocatetere del ventricolo destro e a un sofisticato sistema elettronico nel dispositivo che permettono di rilevare l’attività atriale senza avere quindi la necessità di posizionare un catetere all’interno dell’atrio.
«Avere questo innovativo dispositivo per alcuni pazienti è fondamentale – racconta il dr. Molini – infatti l’anatomia estremamente complessa in alcuni soggetti non avrebbe mai permesso di posizionare tutti e tre gli elettrocateteri; avremmo comunque dovuto rinunciare al catetere atriale e questo avrebbe fatto sì che il dispositivo non avrebbe potuto funzionare al 100% delle sue possibilità e il paziente non ne avrebbe tratto il massimo giovamento possibile. Grazie a questa nuova tecnologia abbiamo potuto risolvere il problema e il paziente può cosi sfruttare al massimo le capacità del suo pace maker/ defibrillatore». «Oltre a questi casi particolari – aggiunge il prof. Capucci – in generale avere la possibilità di garantire la Terapia di resincronizzazione con due elettrocateteri anziché tre è molto vantaggioso; infatti da studi internazionali si evince come la presenza del terzo elettrocatetere aumenti il rischio di infezione procedurale di quasi cinque volte. Inoltre ogni elettrocatetere impiantato ha un rischio, generalmente molto basso, ma pur sempre un rischio, di sposizionarsi o di danneggiarsi negli anni, costringendoci poi a dover reintervenire chirurgicamente sul paziente. L’utilizzo quindi di meno cateteri ci aiuta a ridurre ulteriormente questo rischio». Il dispositivo impiantato, come di prassi per il nosocomio anconetano, è anche compatibile con eventuali esami di Risonanza magnetica e può esserne controllato il funzionamento in remoto, grazie al trasmettitore che il paziente ha sempre con sé.