ANCONA – Talento, passione ed energia. A 48 anni è morto Ezio Bosso, il pianista che ha saputo incantare e commuovere con musica e parole migliaia di spettatori. Salito più volte sul palco dei teatri marchigiani, il compositore e direttore d’orchestra torinese era Direttore stabile e Artistico della Stradivari Festival Chamber Orchestra, oggi Europe Philharmonic, Sony Classical International Artist e Steinway Artist, testimone e ambasciatore internazionale dell’Associazione Mozart14.
Da tempo malato, ha continuato a suonare, comporre e dirigere. Le ultime sue apparizioni in pubblico sono state proprio nelle Marche, nell’ambito del progetto musicale “Ancona Sinfonica”, organizzato dalla Form. Il 2 febbraio, al Teatro delle Muse di Ancona, il direttore d’orchestra torinese ha diretto la sinfonia più conosciuta e amata di Beethoven, tra i suoi compositori di riferimento: la Quinta Sinfonia in do min. op. 67. Un’opera titanica che il Maestro Bosso “ha regalato” agli spettatori. Con lui, Francesco Di Rosa, primo oboe dell’Orchestra dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia. L’anteprima di questo concerto si era tenuta l’1 febbraio, al Teatro La Perla di Montegranaro, e il Maestro era salito il 4 febbraio anche sul palco del Teatro Rossini di Pesaro.
«Ci ha lasciato una persona speciale – dice Francesco Di Rosa – con una sensibilità fuori dal comune. Era innamorato della musica e la diffondeva con estrema cura e protezione. Aveva il dono di riuscire a portare la musica classica a tutti. Ha avvicinato persone che non avrebbero mai pensato di venire ad assistere ad un concerto di musica classica. Lo ha fatto sempre con un grande rispetto verso la musica, nella maniera più nobile. Lui amava la musica e desiderava proteggerla e condividerla». Francesco Di Rosa ha conosciuto il Maestro «cinque anni fa. È stata un’amicizia molto profonda che ci ha visti protagonisti spesso in diversi concerti. Gli ultimi sono stati proprio nelle Marche a febbraio. In questo ultimo periodo, con il lockdown, si erano intensificate le nostre telefonate. L’ultima volta che l’ho sentito è stata la settimana scorsa e, anche se malato, non immaginavo che ci avrebbe lasciato così presto».
Nell’ultimo periodo Bosso «aveva finito di scrivere un concerto per oboe e orchestra, composto da tre movimenti. Avevamo in progetto di inciderlo appena saremmo potuti tornare a lavorare. Nei ultimi tre concerti nelle Marche, nel momento del bis, avevo suonato il secondo movimento, l’Adagio intitolato “Hidden Pains” (Dolori nascosti). Erano in fondo i dolori che lui viveva. La musica è stata la sua linfa vitale».
«Era un artista a tutto tondo – lo ricorda Fabio Tiberi, direttore artistico della Form – un uomo che amava profondamente la musica. Purtroppo mancherà l’uomo, l’artista e il grande divulgatore, perché nell’ultimo periodo aveva iniziato anche un’attività divulgativa attraverso i media e i programma Rai. Lui individuava nella musica una chance data all’uomo per migliorarsi, per migliorare, e ha fatto in modo che la musica classica fosse alla portata di tutti». Tiberi ricorda che la collaborazione della Form con Ezio Bosso «è nata grazie all’amicizia del Maestro con Francesco Di Rosa» e che «alcuni nostri professori d’orchestra avevano lavorato con lui 25 anni fa. Bosso all’inizio della sua carriera era contrabbassista d’orchestra e, ad esempio, il nostro primo flauto tanti anni fa aveva lavorato con lui al Teatro dell’Opera».
Anche nel 2018, nell’Aula Magna Guido Bossi dell’Università Politecnica delle Marche, Bosso si era esibito insieme alla Form per una serata di musica e di emozioni indimenticabili, con una prima parte dedicata ad alcuni suoi brani e una seconda parte in veste di direttore d’orchestra, in cui diresse la Sinfonia n.7 in la maggiore, opera 92 di Beethoven.