ANCONA – Diversificare l’offerta educativa e dei servizi all’infanzia ma allo stesso tempo dare ulteriori opportunità alle aziende agricole marchigiane e creare occupazione. Sono questi i principi di base che hanno ispirato anni fa l’avvio del progetto di agricoltura sociale e che oggi vedono attivi quattro agrinido in tutta la regione. A coordinare il tutto la fondazione Chiaravalle-Montessori con cui è stata appena confermata la convenzione con Palazzo Raffaello.
Anche per l’anno scolastico 2021/2022 dunque le famiglie marchigiane hanno potuto inserire i propri figli in strutture agricole che promuovono attività pedagogiche a fianco a quelle tradizionali, con la garanzia di un coordinamento unitario degli asili proprio a cura della realtà montessoriana.
Ma cosa sono gli agrinido? Sono asili nido immersi nella natura, allestiti in spazi dedicati e attrezzati di aziende agricole che hanno ricevuto contributi dalla Regione, nell’ambito delle misure del Programma di sviluppo rurale riservate all’agricoltura sociale. Scuole dunque dentro le realtà agricole. Le Marche possono contare su quattro imprese inserite in una rete regionale di qualità: la “fornace degli gnomi” a Gagliole (Mc), “l’orto dei pulcini” a Ostra (An), “l’Arca di Noè” a Fermo (Fm) e “Agrinido della natura” a San Ginesio (Mc). Sono oltre 50 i bambini che frequentano i quattro agrinido marchigiani e la domanda cresce ancora (ma non l’offerta: fino a due anni fa erano sei le realtà in tutta la regione), segno di un’attenzione all’insegnamento di qualità, con metodo Montessori, e al contatto con la natura apprezzato dalle famiglie.
«La nostra realtà nasce nel 2004 – spiega Luca Rocchetti, che assieme alla moglie gestisce la fornace degli gnomi a Gagliole, piccolo comune dell’entroterra maceratese – prima come associazione di volontariato a favore dei disabili e solo in seguito, con l’avvio del progetto di agricoltura sociale, ci siamo trasformati in azienda agricola. Dal 2012 ci rivolgiamo ai bambini dagli undici mesi ai tre anni mentre nel 2019 è partito anche il servizio per la fascia 3-6 anni».
Il contatto quotidiano con gli animali, il prendere parte attivamente a tutte le attività agricole, lo stare all’aria aperta e la conoscenza di piante, frutti, ortaggi e animali sono esperienze a cui le famiglie tengono molto e a cui i bambini si avvicinano con grande curiosità. «L’aula scolastica è il nostro orto e l’iniziativa piace parecchio – afferma ancora Rocchetti. Oltre all’aspetto qualitativo dell’educazione offerta, attira tanto proprio il fatto di avere piante da seminare, animali a cui dare da mangiare, l’osservare e il comprendere la stagionalità della natura. Ma funziona anche a livello demografico, favorendo il ritorno nei piccoli centri ed evitandone lo spopolamento: abbiamo richieste da parte di famiglie che risiedono nei vari comuni del terremoto e durante l’emergenza sismica abbiamo fatto un po’ anche da tampone».
«Essere nella rete degli agrinido di qualità significa – ha dichiarato Larisa Lupini, titolare dell’orto dei pulcini di Ostra, nell’hinterland di Senigallia – ispirarsi a un modello predisposto da un comitato tecnico scientifico curato dalla fondazione Montessori-Chiaravalle, in cui sono previste tutte le attività di un’azienda agricola: la semina, la piantumazione, la raccolta, la cura degli animali. Ma lo stesso contatto con la natura è significativo per i bambini perché anche solo osservare come si trasformano i terreni o le piante trasmette loro il senso della stagionalità. Lavoriamo molto imparando a usare i cinque sensi».
Un ritorno alla natura dunque che da un lato è possibile solo in alcuni contesti considerando che la maggior parte delle persone vive in città; dall’altro perché in famiglia spesso si tende a proteggere i figli facendoli stare lontano da ciò che sporca, dallo stare all’aperto perché rischiano di ammalarsi, dal non toccare una cosa o l’altra perché si potrebbe rompere. «E invece hanno bisogno di sperimentare, toccare, vedere, mettendo le mani a terra, sporcandosi, sentendo gli odori e i suoni degli animali e della natura, un trattore in lontananza. Divenendo cioè parte attiva».
Restano però alcuni nodi. Da un lato il numero delle aziende agricole abilitate a questo tipo di servizio, solo quattro in tutta la regione Marche; dall’altro c’è il tema delle risorse economiche che ripropongono tutta la questione dei finanziamenti pubblici a strutture private. Una disparità ancora non risolta che vede il settore privato doversi accontentare – ma in realtà il malcontento è ben percepibile – di quote notevolmente inferiori rispetto agli asili nido o ad altre realtà scolastiche pubbliche. Si tratta di una differenza dell’ordine di alcune centinaia di euro a bambino all’anno che, in alcuni casi, non consente nemmeno di pareggiare i conti. «A volte capita che sia l’azienda agricola a compensare le uscite che un agrinido comporta, spiega sempre la titolare dell’Orto dei pulcini. Non sempre i fondi stanziati tramite progetti e bandi europei, statali e regionali riescono a sistemare i bilanci aziendali». Ed è un nodo che bisogna risolvere in fretta, se si vuol dare prosecuzione a certe esperienze che – allargando un po’ l’orizzonte – puntano sulla qualità del servizio, sulle esperienze di bambini, anziani e disabili. Certo è che interrompere i percorsi avviati sarebbe solo uno spreco di risorse. Che non ci si può permettere, ora meno che mai.