Ancona-Osimo

Aiutare attraverso lo sport, nel ricordo di Piero Alfieri

Tra le tante “missioni” della Casa dei Giovani c’è anche quella sportiva. Conciliare sport e solidarietà è possibile. Alessandro Perucci ci spiega come

I giovani dell'Associazione nel ricordo di Piero Alfieri

ANCONA- Aiutare, solidarizzare e sostenere chi è più sfortunato. Anche attraverso lo Sport, veicolo eccezionale per la promozione dei valori fondamentali della vita. È con queste e tante altre prerogative che sta operando l’Associazione “Casa dei Giovani Piero Alfieri” voluta da un gruppo di ragazzi per proseguire l’opera del diacono della Chiesa del Cristo Divino Lavoratore di Ancona, Piero Alfieri, il 26 Gennaio del 2016.

Per saperne di più abbiamo intervisto Alessandro Perucci, classe 1997, uno dei volti più attivi dell’Associazione. Giocatore di Calcio a5, studente e grande amico del “Diacono Rompi”, così come veniva chiamato Alfieri dai suoi ragazzi.

Alessandro di cosa si occupa precisamente la “Casa dei Giovani Piero Alfieri”?
«L’associazione “Casa dei giovani Piero Alfieri” nasce per dare continuazione alla preziosa opera dell’educatore, professore e diacono Alfieri Padiglioni Piero. Siamo una casa che presenta, al posto dei mattoni, dei giovani che lavorano per i giovani, per il loro e il nostro futuro. L’associazione si propone di curare e promuovere percorsi educativi, formativi e di recupero».

Quanto è importante conciliare i valori dello sport con quelli dell’aiuto e del sostegno verso chi è più sfortunato?
«Lo ritengo molto importante soprattutto quando si arriva ad una certa età in cui nello sport non si può continuare a sognare. È il giusto mix, lo sport ti da quel senso di sfogo dalla vita per scaricare tutti i pensieri e per permetterti di partire di nuovo il giorno dopo per aiutare il prossimo, donandogli anche solo un piccolo sorriso e mostrandogli che hai fiducia in lui».

Piero Alfieri credeva nello binomio sport-solidarietà?
«Piero Alfieri credeva molto in questo binomio  perché per lui lo sport era motivo di unione e soprattutto, visto che non amava la competitività, era un motivo per valorizzare i più deboli e per farli partecipare alla parte attiva di qualcosa di importante».

Che idea hai delle società sportive attuali in questa direzione? È giusto garantire una formazione sportiva a tutti?
«Le società sportive piano piano si stanno formando con i giusti valori del sentirsi famiglia cosi da permettere anche al più “debole”  di seguire il suo sogno e di sentirsi parte del gruppo, che è molto importante in quell’età per la crescita. Proporrei però alle società di fare durante l’annata sportiva qualche attività con i ragazzi diversamente abili perché permette loro di maturare anche più come persone e far capire il senso della vita e l’importanza di ogni piccolo dettaglio».

Quali sono i tuoi programmi per il futuro?
«Per il futuro intanto ho in mente di iniziare l’università da educatore professionale cosi da continuare il mio progetto di aiutare il prossimo, poi continuerò a portare avanti progetti dell’associazione insieme agli altri giovani e, come ultimo, ho il sogno di andare in missione, per 3/4 mesi inizialmente, perché il sorriso delle persone meno fortunate sono la  forza per andare avanti nel mio cammino sociale. A livello sportivo purtroppo ho lasciato il Cus ancona di comune accordo, quindi dal prossimo anno giocherò alla Mantovani calcio a 5 società che lavora anche nel sociale».

Ti senti di ringraziare qualcuno?
«Ringrazio inizialmente te e la redazione di Centropagina per la possibilità che mi avete dato di far conoscere l’Associazione “Casa dei giovani Piero Alfieri”, poi ringrazio la mia famiglia che mi sostiene nei miei progetti, i miei amici con cui mi occupo dell’associazione e infine ringrazio Piero Alfieri che nonostante non ci sia più vive nelle nostre menti e nel nostro cuore e ci affianca sempre nei nostri progetti».