ANCONA – Le grida di aiuto. Un’imbarcazione rovesciata nel buio della notte al largo della raffineria Api di Falconara. Il primo testimone della tragedia avvenuta poco prima dell’alba di lunedì è Roberto Burattini, comandante della vongolara Giuseppina, che ha raggiunto il relitto qualche istante dopo l’incidente.
Il racconto
La flotta delle imbarcazioni per la pesca alle vongole aveva appena lasciato il porto e si stava dirigendo verso nord. Quando ad un certo punto Burattini ha notato qualcosa di strano sul radar. «Oltre alla segnalazione del palo che fuoriesce dal mare, compariva anche un altro ostacolo poco distante – racconta il comandante della Giuseppina -. In un primo momento ho pensato ad uno scafo della piccola pesca, ma nel buio scorgo una sagoma che non ricordava affatto quella di un’imbarcazione». Così decide di avvicinarsi molto lentamente. E a quel punto comincia a sentire delle grida che invocavano soccorso. «Ho visto delle braccia muoversi verso l’alto – continua Burattini – e ho sentito una voce chiedere aiuto». La sagoma che il comandante della vongolara Giuseppina non riusciva a distinguere era effettivamente la chiglia dell’imbarcazione Emilia, di proprietà dell’amico e collega Lauro Mancini, armatore e motorista della vongolara. E arrampicato sulla chiglia era Fabrizio Trinchera, il comandante riuscito miracolosamente a salvarsi dall’incidente.
Il soccorso
Una volta riconosciuta l’imbarcazione, Burattini chiede al superstite dove fosse Mancini. «E’ ancora sotto» ha risposto Trinchera. Dall’incidente erano ormai trascorsi diversi minuti, circa una decina. E il corpo di Lauro Mancini era rimasto intrappolato nella cabina della barca rovesciata. Immediatamente Burattini ha fatto partire l’allarme alla Capitaneria di Porto e alle altre imbarcazioni dei colleghi. «Le più vicine a noi hanno cambiato rotta e si sono subito dirette nel luogo dell’incidente» prosegue Burattini. Nel frattempo si è anche tentato di capire se Mancini fosse ancora vivo. «Ho chiesto a Fabrizio di provare a bussare sulla chiglia, sperando che nel rovesciamento si fosse creata una sacca d’aria che permettesse a Mancini di respirare – spiega il comandante della Giuseppina -, ma Trinchera ha subito riferito che la cabina di pilotaggio non aveva collegamenti con la sala macchine, unico luogo dove si sarebbe potuta formare la bolla d’aria». Dunque con l’arrivo dei sommozzatori dei Vigili del Fuoco si è appreso che il corpo di Mancini si trovava ancora nella cabina dei comandi, purtroppo senza vita». Nel frattempo Trinchera era stato tratto in salvo dalla Capitaneria di Porto.
L’incidente
Sono in corso gli accertamenti per verificare le dinamiche dell’incidente. Dai primi racconti è emerso che la vongolara Emilia stesse pescando in una zona proibita nei pressi del pontile della raffineria Api. Il peschereccio aveva appena azionato la draga idraulica con la quale si effettua la pesca delle vongole. Ma ad un tratto la draga si è incastrata su un oggetto posto sul fondale marino. Non è chiaro se fosse uno scoglio o addirittura uno dei condotti sottomarini del gas. Fatto sta che Mancini, in quel momento ai comandi della barca, non è riuscito bloccare il verricello. Il peschereccio si è subito intraversato e poi rovesciato. Tutto nel giro di dieci secondi. Trinchera, che in quel frangente si trovava sul ponte, è finito in acqua. Mentre per Mancini non c’è stato nulla da fare.