ANCONA – Annaspa il turismo organizzato (outgoing) nelle Marche, mentre l’incoming non ha mai vissuto una fase più florida. È questo il quadro che emerge dopo oltre due anni di pandemia. Se da un lato con il termine dello stato di emergenza sono state aggiornate e semplificate le regole per consentire l’ingresso in Italia, per chi desidera tornare a viaggiare oltre i confini europei tra tampone e vaccinazioni anti covid, l’iter e soprattutto il timore di contrarre l’infezione e restare bloccati per la quarantena in un paese estero scoraggiano i viaggiatori che quindi optano per restare in Italia.
«Le due anime del turismo, la parte dell’organizzazione dei viaggi e quella dell’incoming, in questo momento sono assolutamente in contrapposizione – spiega Ludovico Scortichini, fondatore di Go World, presidente Confindustria Marche Turismo e membro del board nazionale Astoi Confindustria Viaggi -. La parte relativa all’organizzazione dei viaggi con tour operator è inchiodatissima; se da un a lato ci sono richieste di informazioni queste raramente si tramutato in viaggi, perché c’è ancora paura: le norme covid complicano i viaggi e tolgono tranquillità a chi vorrebbe tornare a viaggiare».
Scortichini spiega che la necessità di sottoporsi ai test covid per il rientro in Italia crea molti timori per il potenziale rischio di contrarre l’infezione e di dover dunque far slittare il rientro con tutto il corollario di conseguenze che ne derivano, dal dover prendere più giorni di ferie di quelli preventivati al dover sostenere maggiori costi per una permanenza più prolungata nel paese estero per la quarantena. Insomma, ce n’è abbastanza per scoraggiare anche i più entusiasti dei viaggi oltre oceano.
«Anche se c’è voglia di tornare a viaggiare all’estero il rischio di restare lì per la quarantena toglie serenità – spiega – e per noi è un disastro. Per questo siamo intenzionati a chiedere aiuto al presidente della Regione Acquaroli per capire se c’è la possibilità di sostenere le imprese che si occupano del turismo organizzato e che dopo due anni e mezzo di pandemia rischiano la chiusura». Scortichini spiega che le associazioni di categoria stanno facendo quadrato su questo punto anche perché il timore è quello che «a settembre si scateni un effetto domino e tante imprese che si occupano di viaggi decidano di chiudere o siano costrette a procedere a dei licenziamenti. A livello nazionale su 9 mila imprese, 1.700 hanno già chiuso e temiamo che a settembre tante altre subiranno la stessa sorte».
A fare da contraltare c’è invece la parte relativa all’incoming, quella che si occupa di turismo locale che invece sta andando a gonfie vele. «Agli albergatori – spiega – specie nelle Marche non è mai andata meglio: chi non va all’estero rimane in Italia ed è disposto anche a spendere di più, per cui gli alberghi sono pieni anche se i prezzi sono più alti rispetto al passato». Scortichini fa notare che paradossalmente quella che era una debolezza della nostra regione, ovvero il fatto che «nelle Marche il turismo per l’84% è sempre stato rappresentato dagli italiani (dato pre covid), ora si è tramutata in un punto di forza, e la regione guadagna in presenze» come mai prima d’ora.
«Sto cercando di coinvolgere anche le altre associazioni per fare fronte comune e chiedere un sostegno al presidente Acquaroli – conclude – altrimenti molti di noi non ce la faranno».