ANCONA – Alessandro Bonato è il nuovo direttore principale della Form. Veronese, 25 anni, ha già collaborato più volte con l’Orchestra Filarmonica Marchigiana ed è il più giovane direttore principale delle Istituzioni Concertistico Orchestrali Italiane (ICO), riconosciute dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Bonato ha già al suo attivo un’esperienza che lo pone tra i giovani talenti più in vista dell’attuale panorama musicale non solo italiano.
Solida la sua preparazione culturale e musicale, così come l’efficacia e l’autorevolezza della tecnica direttoriale, riconosciutagli da tutte le compagini che ha guidato, tra cui la Filarmonica della Scala e l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI. Lo studio attento, la passione e l’energia gli hanno permesso di assicurarsi il Terzo Premio fra 566 candidati alla Nicolai Malko Competition for young conductors di Copenhagen nel 2018: l’unico italiano e il più giovane dei partecipanti.
Nel 2020 ha collaborato più volte con l’Orchestra Filarmonica Marchigiana, dirigendo a gennaio il concerto “Anima Russa”, il 20 giugno ad Osimo quello della riapertura dopo il lockdown nazionale, domenica 13 dicembre il Concerto di Natale proposto in streaming, e la vigilia e il giorno di Natale il Concerto Grosso Op. VI n. 8 in sol min. “Fatto per la Notte di Natale” di Arcangelo Corelli, sempre in streaming. L’anno prossimo lo attende un importante debutto sinfonico in Giappone con la Tokyo Symphony Orchestra.
Alessandro Bonato, cosa significa per te questa nomina?
«È la mia prima nomina ufficiale e, quando mi è stato chiesto di diventare il direttore principale, mi sono sentito realizzato dal punto di vista artistico. Con la Form mi sono sempre trovato molto bene. Sin dall’inizio ho trovato un ambiente sereno, nel quale mi sono potuto esprimere al meglio. Avere la possibilità di lavorare in maniera continuativa con un’orchestra, fa in modo che il direttore possa esprimere il suo pensiero e plasmare l’orchestra secondo il proprio pensiero musicale. Il mio obiettivo è quello di far crescere il più possibile la Form. Abbiamo già fatto delle ipotesi con il direttore artistico e stiamo ampliando il repertorio, in modo che l’orchestra suoni i diversi repertori negli stili musicali corretti, quindi ad esempio suoni la musica romantica con lo stile romantico e la musica classica con lo stile classico. Vorrei rendere l’orchestra una grande macchina autonoma, in modo che acquisisca una propria identità».
Sei il più giovane direttore principale delle ICO italiane. Pensi di poter essere un riferimento per i giovani e di avvicinare i ragazzi alla musica classica e alla lirica?
«Tutto quello che ho fatto finora, non l’ho fatto per essere un punto di riferimento, ma sto notando che tanti ragazzi mi scrivono, anche tramite i social, chiedendomi consigli, cosa e come studiare. Ad alcuni faccio anche lezioni via Skype. Credo che un giovane si senta attratto se davanti all’orchestra non c’è il solito direttore che siamo abituati a vedere, ma c’è una persona molto vicina a lui».
Ti piacerebbe intraprendere un percorso che coinvolga il mondo della scuola?
«Penso sia fondamentale. Non esiste cultura senza conoscenza ed è necessario donare la conoscenza a chi non ce l’ha. Credo che la cultura in generale non sia per pochi, ma debba essere fruibile a tutti, per cui è importante fare un percorso con i ragazzi, per dar loro gli strumenti necessari in modo che possano capire la musica che ascoltano. È importante insegnare loro la grammatica, così che possano decifrare la sintassi della lingua da soli».
Che consiglio daresti ai giovani musicisti?
«Devono amare la musica. Chi pensa di fare questo mestiere come un lavoro, non cominci nemmeno. Fare il musicista non è un lavoro, è una vocazione, tu dedichi la tua vita alla musica 24 ore su 24. I giovani devono crederci fino in fondo e non fidarsi di quelli che dicono che non ce la possono fare. Anche a me l’hanno detto tante volte. Io ho rischiato di abbandonare la mia vita di musicista perché mi hanno detto che non sarei stato in grado, ma fortunatamente ho trovato un maestro che ha creduto in me. Ci sarà sempre qualcuno che ti vuole demolire, soprattutto in questo mondo in cui c’è molta concorrenza. Anche gli insegnanti dovrebbero credere nei loro allievi e spronarli».
Qual è il tuo rapporto con la Form?
«Ottimo, sin da subito non ho sentito diffidenza nei miei confronti. I musicisti si sono subito fidati di me, c’è stima reciproca e facciamo musica insieme. Non sono un direttore che dice “voi fate quello che io vi dico”, ma ci sono comunicazione e confronto. Ci stiamo conoscendo anche dal punto di vista umano, che non è secondario rispetto a quello artistico».
Prossimi impegni con la Form?
«L’incarico, biennale a partire dal 2021, prevede la mia presenza da direttore in almeno tre produzioni per ciascuna stagione, oltre ad un impegno in attività di comunicazione e promozione soprattutto presso le nuove generazioni. Per l’anno 2021 i programmi da me diretti saranno dedicati a Brahms (gennaio), Mozart (febbraio), Beethoven (marzo)».
L’anno prossimo ti attende un importante debutto sinfonico in Giappone con la Tokyo Symphony Orchestra. Cosa significa per te?
«È il mio primo grande debutto all’estero. Sono emozionato e provo quella giusta agitazione che è necessaria per andare di fronte ad una grande orchestra internazionale, con un programma che amo ma è molto complicato. Dirigerò la Sinfonia n. 4 di Čajkovskij che è sempre un grande pezzo da affrontare».