ANCONA- Uno dei temi caldi del momento è il diritto allo studio. In Italia, il finanziamento è tra i più bassi d’Europa. La terza parte dell’intervista al Rettore dell’Università Politecnica delle Marche, Sauro Longhi, affronta questa delicata questione.
Tema caldo sono i finanziamenti per il diritto allo studio. Che cosa ne pensa?
«Il Diritto allo Studio deve far crescere l’alta formazione nelle Marche, fatta di Università, di Conservatori e di Accademie. Un territorio che vuole continuare a crescere e condividere benessere, anche in questo periodo così difficile di ricostruzione di un tessuto socio-economico distrutto dai recenti eventi sismici, deve puntare sui giovani e sulla loro formazione, l’investimento in capitale umano è quello a più alta resa, in tutta l’Europa questo è noto, non dimentichiamolo, il futuro è fatto di giovani capaci di intraprendere e di valorizzare quanto apprendono nelle aule e nei laboratori delle scuole e delle università. Diamo loro i servizi di cui hanno bisogno, a partire dai “capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi”. In questa azione il coinvolgimento della Regione è fondamentale. Recentemente è stata varata una riforma che ha permesso di superare la vecchia logica di quattro enti separati, proponendo la costituzione di un unico ente regionale per il diritto allo studio, per uniformare e migliorare la qualità dei servizi verso gli studenti. Su questa riforma ho suggerito di andare ben oltre quanto è stato deliberato, siamo in attesa di valutare come si costituirà il nuovo ente e le azioni che andrà a sviluppare».
L’Università Politecnica delle Marche quali azioni ha messo in campo per garantire il diritto allo studio?
«Sono sempre più convinto che per ogni famiglia il miglior investimento da fare è quello di sostenere gli studi universitari dei propri figli. Ma se le condizioni economiche di alcune famiglie non lo permettono, il Paese lo deve fare dando ai più meritevoli anche se privi di mezzi concreti aiuti economici. In Italia, il finanziamento per il Diritto allo Studio è tra i più bassi d’Europa. Pur in queste difficoltà, il nostro Ateneo non si è sottratto a questo compito sociale e facendo leva sull’uso “attento” e “virtuoso” dei finanziamenti ricevuti negli anni, abbiamo, nell’ambito delle tasse di immatricolazione, messo in campo alcune significative azioni per il diritto allo studio:
- abbassato le tasse relative alle fasce di reddito familiare più basse (- 5%), anticipando di fatto “no tax area” istituita dall’ultima Legge di Bilancio;
- cancellato le tasse per tutti gli studenti che hanno un genitore in mobilità o in cassa integrazione o comunque in una qualche situazione di disagio economico (anche a seguito di calamità naturali; quest’anno abbiamo esteso a tutti i residenti nei crateri del sisma l’esonero dalle tasse);
- esonerato dalle tasse i diplomati e laureati con lode;
- introdotto la tassazione al 50% (part time) per gli studenti lavoratori;
- incentivato l’uso dei mezzi pubblici con un contributo per l’abbonamento annuale ai trasporti urbani.
Nel precedente anno accademico abbiamo introdotto misure economiche compensative per tutti gli studenti “esodati” dal nuovo ISEE. Abbiamo un indice di tassazione fra i più bassi a livello nazionale (14,3% è il rapporto tra tasse degli studenti e il finanziamento pubblico (FFO) perché continuiamo a credere nel valore del dettato costituzionale di “dare ai capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, il diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Il nostro contributo quest’anno aumenterà significativamente per i tanti esoneri che riconosciamo a tutti gli studenti residenti nei crateri del sisma».
Di cosa avrebbe bisogno l’Università italiana?
«L’Università e più in generale l’intero sistema dell’Istruzione in Italia devono essere di nuovo al centro delle politiche di sviluppo del Paese, l’alta formazione e la ricerca universitaria devono tornare a essere un motore di crescita non solo economica ma soprattutto sociale. L’Università pubblica, più di ogni altra istituzione, deve progettare il futuro, deve intravederne le problematiche ma soprattutto deve contribuire alla definizione e costruzione di un futuro di condivisione e pace, con attività di ricerca e studio in cui la conoscenza si approfondisce e si confronta e il sapere si arricchisce. L’obiettivo è di formare persone con elevati contenuti di conoscenza, stimolandole sia verso una specializzazione delle proprie competenze sia verso una maggiore interdisciplinarietà e ricchezza culturale per l’apprendimento di sensibilità legate alla capacità di ciascun individuo di inserirsi e relazionarsi in un ambiente in continuo mutamento. Tutto ciò è scritto nella nostra Costituzione, dove cultura, ricerca e diritto allo studio sono definiti come elementi fondanti. Occorre quindi che questi dettati siano messi in pratica. Occorrono risorse intellettuali ed economiche. Purtroppo, le risorse economiche pubbliche negli ultimi anni sono diminuite sia nel finanziamento diretto all’Università sia in quello indiretto agli studenti per il diritto allo studio. Se vogliamo tornare a far crescere il Paese e quindi rafforzare l’Europa, dobbiamo invertire queste politiche che hanno visto l’Università pubblica come un costo da tagliare piuttosto che un investimento per il futuro, dobbiamo evitarne il declino».
Rettore, lei ha sempre parlato dell’importanza del capitale umano. Cosa rappresentano i suoi studenti?
«Come tutti sappiamo l’Università vive per i propri studenti, alimenta le proprie attività di ricerca per migliorare le proprie conoscenze e fornire corsi di studi adeguati alle complessità dei tempi che viviamo. Occorre continuamente rivedere l’offerta formativa per offrire loro reali opportunità di occupazione. Prima da Docente ed ora da Rettore cerco costantemente di dar loro le migliori opportunità per il futuro che dovranno costruire. Come spesso ripeto, il futuro è loro, e se vogliamo un futuro migliore del presente dobbiamo dare ai nostri studenti le migliore conoscenze per affrontarlo. Il futuro è fatto di conoscenza e cultura. Sono sempre colpito dal talento dei nostri giovani, diversi e con diverse sensibilità e abilità, ma tutti impegnati nello studio e convinti di crescere e migliorare».
Cosa c’è ancora da fare per migliorare?
«Incentivare l’investimento sulla conoscenza. UNIVPM può far questo se il Paese decide seriamente di investire nello studio e nella ricerca. Secondo il recente rapporto dell’Unesco, sono duecento milioni gli studenti iscritti negli atenei nel mondo, in vent’anni sono raddoppiati. Mai registrato un aumento così importante. Segno che il mondo sta investendo nella conoscenza e nello studio. Nel 1996 solo il 14% dei ragazzi frequentava l’Università, oggi sono il 32%. Ma nel nostro paese i laureati non aumentano siamo fermi al 25,3%, stiamo perdendo il “treno della crescita”, rischiamo un impoverimento non solo culturale ma soprattutto economico, la ricchezza si produce con un maggior investimento in capitale umano. Un futuro di pace e prosperità si costruisce nelle Università, nelle nostre aule, nei nostri laboratori di ricerca. Non mi stancherò mai di ricordare questo fatto, anche con azioni innovative come il festival sul futuro, Your Future Festival, o la “notte bianca” della ricerca, per avvicinare sempre più persone allo studio e ai piaceri della conoscenza. L’edizione di Your Futrure Festival, il Festival pensato per i Giovani e il loro futuro, vuol far riflettere sui valori e sulla forza dell’Europa, per creare legami, per diffondere l’accoglienza e la condivisione, per continuare quella contaminazione positiva, frutto dello scambio di conoscenze ed esperienze. Sono sempre più convinto che su questi valori correrà il futuro. Avremo opportunità di crescita e di sviluppo sempre più basate sui valori dello studio e della ricerca, che ci daranno “slancio”, “forza” e “visione” per essere parte attiva di un’Europa aperta e solidale, capace di affrontare le sfide di una società sempre più complessa che pone la conoscenza e la cultura al centro del proprio sviluppo».