Ancona-Osimo

Pulizia delle spiagge e riciclo della plastica: è nato il Movimento delle Cariole

Il 3 gennaio è sorta ufficialmente l'associazione formata da giovani che, carriole alla mano, raccolgono i rifiuti. Ne abbiamo parlato con Marco Cagnoni, uno dei promotori

Il Movimento delle Cariole

ANCONA – Rispetto dell’ambiente e riutilizzo del materiale plastico per la creazione di nuovi oggetti. Sono gli obiettivi del Movimento delle Cariole, nato il 3 gennaio e formato da ragazzi spinti dall’amore verso il territorio e dalla voglia di lasciare l’ambiente pulito e salutare per le generazioni successive. Carriole alla mano, hanno iniziato a pulire le spiagge e a raccogliere i rifiuti, ma presto andranno anche nei parchi, in montagna e lungo i fiumi. Uno dei promotori del movimento è Marco Cagnoni, 30 anni, originario di Jesi, che vive in Olanda, dove lavora come social designer su un progetto sulle bioplastiche.

Marco Cagnoni, come è nato il Movimento delle cariole?
«Le spiagge sono piene di rifiuti di plastica e, con un gruppo di amici, abbiamo deciso di fare qualcosa, per rispondere a questo disastro ambientale. Il 3 gennaio ci siamo dati appuntamento sul litorale di Senigallia, eravamo circa una decina, e in uno spazio di 50 metri quadrati, abbiamo raccolto 20 chili di plastica. A questa prima uscita, ne è seguita un’altra il 12 gennaio , sempre sulla spiaggia di Senigallia, a cui hanno partecipato una cinquantina di persone. Nell’arco di una settimana ci siamo quintuplicati e abbiamo ricevuto un grande supporto da tanti cittadini che si sono offerti di aiutarci in questo progetto. Siamo nati da poco e sono già 7mila le interazioni online sulla nostra pagina Fb».

Perché avete scelto questo nome?
«La carriola è un oggetto spinto a mano, che non usa energia elettrica e che rappresenta il lavoro, l’impegno e il sacrificio. È molto utile e ci aiuta a trasportare i rifiuti facilmente. Così è nato il nome e sono diverse le persone che il 12 gennaio si sono presentate con le carriole sulla spiaggia a Senigallia».

Quali sono i vostri obiettivi?
«Con la pulizia e la raccolta dei rifiuti, desideriamo far capire qual è l’impatto delle nostre azioni e del nostro consumo, in modo da avere comportamenti diversi. Purtroppo ci vogliono centinaia di anni per smaltire una bottiglia di plastica che noi utilizziamo in poco tempo. Le microplastiche rimangono nell’ambiente per anni. Tra l’acqua che beviamo dal rubinetto, la birra, i molluschi, noi mangiamo 5 grammi a settimana di microplastiche, che è il quantitativo di una carta di credito. Oltre a sensibilizzare l’opinione pubblica al rispetto dell’ambiente, la nostra è un’azione politica che parla di economia circolare».

Cosa avete in mente?
«Crediamo sia giusto non buttare la plastica in discarica, ma riciclarla e trasformarla in un prodotto che poi verrà reintrodotto nella società, come una panchina, un lampione, un arredo urbano. Per questo motivo, desideriamo connetterci con le realtà locali e siamo già andati a parlare con alcuni industriali della zona. Le leggi dovrebbero essere modificate. Le aziende che producono ad esempio plastiche, carta, vetro, dovrebbero essere obbligate a riciclare quasi il 90%, perché c’è già tanto materiale in giro. Ci sono depositi che abbiamo visto, pieni di materiale che aspetta di essere riciclato. È necessario che venga incentivato il recupero in tutti i settori. Basta utilizzare materiale vergine e nuovo, è possibile riciclare».

I prossimi appuntamenti?
«Stiamo organizzando delle uscite, due volte al mese, tra i fiumi, i parchi, in montagna. Cercheremo di coprire tutta la provincia. Stiamo decidendo i luoghi e metteremo tutte le informazioni sulla nostra pagina Fb, dove abbiamo scritto un post con cui abbiamo chiesto ai cittadini di segnalarci dove poter intervenire».