Ancona-Osimo

Amiche morte all’uscita del Megà di Senigallia, la perizia: «C’era visibilità e l’auto poteva evitarle»

Incidente probatorio al tribunale di Ancona per l'investimento delle due donne pesaresi travolte e uccise all'alba dell'Epifania dello scorso anno

La strada provinciale Arceviese a Senigallia, davanti alla discoteca Megà
La strada provinciale Arceviese a Senigallia, davanti alla discoteca Megà

ANCONA – Una perizia cinematica ha ricostruito la dinamica dell’investimento mortale avvenuto all’alba del 6 gennaio 2020 quando persero la vita Sonia Farris, 34 anni, parrucchiera, ed Elisa Rondina, 43 anni, insegnante di scuola primaria. Le due amiche, residenti in provincia di Pesaro e Urbino, erano uscite dalla discoteca Megà di Senigallia quando furono travolte da una Fiat Grande Punto, lungo l’arceviese, guidata da Massimo Renelli, autotrasportatore di Senigallia, di 48 anni.

Le due amiche Elisa Rondina, a sinistra, e Sonia Farris

L’uomo è indagato per omicidio stradale plurimo aggravato. Era stato trovato positivo all’alcol test. Il gip Sonia Piermartini aveva incaricato un ingegnere, Antonio Piccoli, di effettuare una perizia per ricostruire la dinamica, con la formula dell’incidente probatorio, utile quindi a cristallizzare le prove da usare in caso di processo.
Questa mattina la perizia, già depositata nelle settimane scorse, è stata discussa con tutte le parti coinvolte, gli avvocati della difesa di Renelli, Tommaso Rossi e Marusca Rossetti, e gli avvocati delle due amiche morte, Salvatore Asole e Franco Magnanelli. Stando al perito del gip le due amiche non erano in fase di attraversamento, erano avvistabili, lungo lo stesso tratto di percorrenza della Fiat Punto che le ha investite e che procedeva a 60 chilometri orari, nei limiti consentiti in quel tratto. Questo confermerebbe le responsabilità di Massimo Renelli che avrebbe avuto tempo e modo di frenare per evitare le due donne se fosse stato pienamente lucido.

Per perito e consulenti di parte Renelli non andava sopra i limiti della velocità concessa in quel tratto, le ragazze erano in fila indiana nel suo stesso lato di percorrenza della Fiat. Le discordanze sono emerse sulla capacità di avvistamento in concreto dei due pedoni: per il perito del gip erano visibili e l’illuminazione era abbastanza sufficiente in quel tratto, la pensa diversamente invece la difesa.

Gli atti ora torneranno alla Procura con il pm Ruggiero Dicuonzo che deciderà se chiudere l’indagine e chiedere o meno il rinvio a giudizio del 48enne o valutare altri accertamenti.