ANCONA – Amnesty International Italia scende in piazza per dire “stop alla repressione del dissenso in Russia“. «I prigionieri di coscienza, lì, sono circa 15.400. Tale è il numero di attivisti e difensori dei diritti umani arrestati, rei di avere espresso la loro opinione e – magari – di avere detto no alla guerra».
A farlo sapere è Matteo Graziosi, responsabile del gruppo Amnesty di Ancona. L’organizzazione per la tutela dei diritti umani ha indetto una serie di manifestazioni a livello nazionale dall’1 all’8 maggio. Ad Ancona, si scenderà in piazza domani 7 maggio.
L’appuntamento è in piazza Roma, alle 18.30. Aderiranno anche altre organizzazioni, come l’Anpi di Ancona (Associazione nazionale partigiani italiani, ndr), “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” e l’associazione studentesca A.C.U. Gulliver.
Graziosi si sofferma sull’importanza di avere notizie vere in guerra: «In una guerra, purtroppo, la verità è la prima cosa che si perde. Per noi, è importante riuscire a recuperare informazioni verificate. E per questo – prosegue – esiste un laboratorio di Amnesty per raccogliere informazioni».
«Lo si fa sia con persone sul campo sia tramite droni e satelliti, mettendo insieme le varie informazioni raccolte con tecnologie digitali e ascoltando chi ha subìto eventuali attacchi. Tutto ciò, al fine di capire e verificare l’esistenza di crimini di guerra e l’utilizzo di armamenti non consentiti».
Graziosi fa sapere che l’organizzazione di cui fa parte ha «rilevato la presenza di bombe a grappolo – armamenti vietati dal diritto internazionale – soprattutto nella prima fase del conflitto».
Di qui, una domanda: scendere in piazza ad Ancona – dove si può esprimere liberamente la propria opinione – ha lo stesso valore dello scendere in piazza in Russia, rischiando di venire arrestati? «Amnesty, così come tante altre organizzazioni che difendono i prigionieri di coscienza, aveva i suoi uffici in Russia. Uffici che – precisa Graziosi – sono stati chiusi, ma noi continuiamo ad operare. Se scendessimo in piazza in Russia per la stessa manifestazione di domani ad Ancona, beh, verremmo arrestati».
Un epilogo scritto a cui sono andati incontro tanti dissidenti: «Scendendo in piazza, in Italia e ad Ancona, vogliamo fare luce su una realtà e dare voce a chi non può parlare, per rendere visibili coloro che non possono esercitare dei diritti, dato che non possono esprimere la loro opinione».
«Dal 24 febbraio, primo giorno dell’invasione russa dell’Ucraina, migliaia di persone sono scese in piazza in molte città della Russia per manifestare il loro dissenso nei confronti della guerra. Le proteste, del tutto pacifiche, sono state disperse con una forza eccessiva e non necessaria» si legge in una nota stampa diffusa da Amnesty.
E ancora: «Secondo l’organizzazione non governativa russa per i diritti umani OVD-Info, da allora sono stati arrestati oltre 15.000 manifestanti – molti dei quali sottoposti a pestaggi e condizioni di detenzione crudeli, inumane e degradanti – e sono state avviate decine di inchieste giudiziarie».
«Oltre alle norme contro la libertà di stampa – si legge nel comunicato dell’organizzazione – le autorità di Mosca hanno introdotto nuovi reati per criminalizzare il dissenso, in particolare quello di discredito nei confronti delle forze armate russe. Sono state applicate anche norme preesistenti, dal contenuto vago e generico, come quelle che vietano la diffusione di notizie false».
Fino all’8 maggio, in oltre trenta città, Amnesty International Italia innalzerà cartelli con alcuni degli slogan mostrati durante le proteste nelle città russe. Alle iniziative hanno annunciato la loro partecipazione, tra gli altri, la Federazione nazionale della stampa italiana, USIGRai (Unione Sindacale Giornalisti Rai), Articolo 21 e Ordine dei giornalisti.
La manifestazione di domani sarà statica, con esposizione di cartelli e gente imbavagliata, a simboleggiare chi non ha il diritto di esercitare diritti.