ANCONA – L’Anci Marche e il Pio Sodalizio dei Piceni rinnovano la convenzione per il restauro delle opere d’arte coinvolte nei vari sismi che hanno colpito la regione. Dopo il primo lavoro di restauro, eseguito in seguito al terremoto del 2016 e 2017, che ha coinvolto Comuni delle province di Ascoli Piceno, Macerata, Fermo, ed alcuni della provincia di Ancona, il rapporto di collaborazione si rinnova in seguito al nuovo terremoto dello scorso novembre che ha interessato le province di Pesaro Urbino e di Ancona. Il primo lotto di opere restaurate – cinquantasette – ha richiesto un intervento di circa 220mila euro, corrisposti per metà dall’Anci e per l’altra metà dal Pio Sodalizio dei Piceni. Questo secondo lotto interesserà circa trenta opere, alcune composte da numerose tavole, e l’importo necessario per il restauro non è stato ancora quantificato. Grazie anche alla collaborazione con la Regione Marche, in seguito a questo secondo intervento sarà possibile ammirare le opere nelle mostre che saranno realizzate: dopo i lavori del primo lotto fu allestita la prima mostra ad Ascoli, poi le altre a Roma, a Senigallia e a Camerino.
Nel complesso dei danni subiti dai territori marchigiani in seguito ai terremoti, quelli relativi al patrimonio artistico, monumentale e culturale rappresentano non solo un danno di rilevanza nazionale ma una ferita che interessa anche tante comunità delle Marche, come spiega Marcello Bedeschi, segretario del coordinamento nazionale delle Anci regionali: «Le Marche sono diventate un punto di riferimento per il recupero delle opere d’arte restaurate dopo gli eventi sismici, un’esperienza nata sin dal terremoto che colpì Ancona nel 1972, dall’Annunciazione del Guercino alla Crocifissione del Tiziano. Con l’aiuto di sindaci e assessori, come Anci incominciammo una serie di esperienze che poi si sono rivelate molto importanti successivamente. Quando in occasione del terremoto dell’Aquila chiedemmo ai Comuni dell’Abruzzo cosa preferivano, tra diversi interventi possibili, tutti risposero che volevano il restauro delle opere, perché sono importanti anche per l’identità di molti paesi».
«La prima iniziativa di restauro si è conclusa con la mostra del Rinascimento Marchigiano – aggiunge Alfredo Lorenzoni, segretario generale del Pio Sodalizio dei Piceni – . Allora pensammo di poter contribuire sul restauro delle opere colpite nei nostri territori, avevamo pensato di restaurare opere di vario genere, e allora fu preziosissima la collaborazione della soprintendenza e scegliemmo le opere con una promessa, quella di ripetere l’iniziativa. Promessa mantenuta: finché ci sono opere da restaurare continueremo a intervenire, con il partner Anci Marche. Riprendiamo l’iniziativa e se servirà lo faremo ancora. Abbiamo fatto riunioni e visto opere d’arte di altissimo interesse che devono tornare restaurate nei loro siti primigeni, anche per salvaguardare le peculiarità antropologiche delle vallate e dei territori marchigiani». «Le Marche tremano ma sono resilienti – dice Stefano Papetti, consulente della commissione beni culturali e sisma incaricato da Anci Marche per i rapporti artistici con la Regione –. Abbiamo capito che le Marche sono sfortunate, dal punto di vista sismico, ma fortunate per le istituzioni. Le soprintendenze, l’Anci e il Pio Sodalizio dei Piceni collaborano per restaurare le opere, c’è anche un dipinto di Cesare Dandini, una delle rare testimonianze del Seicento fiorentino nelle Marche, che era nella chiesa del Sacramento di Ancona».
Sono intervenuti anche Pierluigi Moriconi, funzionario storico dell’arte della soprintendenza Marche sud, e Tommaso Castaldi, coordinatore settore patrimonio artistico, soprintendenza province di Ancona e Pesaro-Urbino. Nella nuova operazione di restauro, in questa seconda puntata di Rinascimento Marchigiano, accompagnata da indagini diagnostiche che preludono al restauro, saranno coinvolti soprattutto restauratori del territorio marchigiano, «occasione per far emergere abilità». Nella prima occasione l’80% delle opere restaurate è tornato al luogo dove era conservata in precedenza. «Stavolta abbiamo stabilito di puntare più sulla qualità – spiega Moriconi –, scegliendo opere che non hanno ricevuto direttamente dei danni dai terremoti, ma il cui contenitore era divenuto inagibile, opere che hanno trovato ricovero nei depositi. Ci siamo presi questo impegno perché oltre a opere di Carlo Crivelli ci sono quelle dei fratelli Antonio e Bartolomeo Vivarini, e una tavola di Lorenzo D’Alessandro». «Spesso non ci si rende conto della complessità e della quantità delle opere e dei beni sottratti alle chiese e al culto – conclude Castaldi –. Nell’autunno dello scorso anno anche le Marche del nord sono state colpite non solo dal terremoto ma anche dall’alluvione. Sia io che Moriconi abbiamo preso parte al salvataggio di opere tra Pergola e Cantiano. Siamo grati ad Anci e al Pio Sodalizio per la disponibilità dimostrata nell’affrontare il recupero e il restauro di questo patrimonio così complesso».