ANCONA – Registra un preoccupante incremento nelle Marche il fenomeno del bullismo. «Riceviamo moltissime chiamate dalle scuole, non solo dalle superiori come in passato, ma anche dalle elementari» spiega la dottoressa Francesca Mancia, psicoanalista Spi e psicoterapeuta infantile Tavistock, dirigente del Consultorio Familiare di Jesi. «Anche se il bullismo interessa maggiormente le scuole medie e quelle superiori, stiamo osservando un incremento potente di questi fenomeni nelle ultime classi delle scuole elementari» puntualizza, spiegando che gli episodi si manifestano con il linguaggio attraverso l’utilizzo «di termini squalificanti che vertono sulla disabilità e sulla povertà».
La psicoterapeuta dell’età evolutiva evidenzia che nel bullismo gioca un ruolo fondamentale l’appartenenza a gruppi e sottogruppi, e l’aggressività. L’isolamento, la prevaricazione fisica, l’aggressione verbale, le offese e la calunnia, non hanno come vittime sono i bambini e gli adolescenti, ma sono «in crescita anche tra le femmine» spiega la psicoterapeuta. A scatenare l’aggressività dei bulli «sono invidia e competizione» verso il bambino o la bambina che vengono presi di mira perché «non si adeguano alla sfrontatezza della banda magari perché più educati».
A preoccupare gli esperti è anche il fatto il bullismo sta assumendo sempre di più una connotazione «delinquenziale» spiega la dottoressa Mancia: «Dalla provocazione si è passati alla lotta fra bande – dice – fino ai furti, ai maltrattamenti, ai ricatti, un bullismo che vira sempre di più su condotte delinquenziali e vessatorie dal profilo penale, senza che la violazione della norma venga percepita» da chi attua i comportamenti.
La comunicazione gioca un ruolo fondamentale nel veicolare le prepotenze di bambini e adolescenti nei confronti dei loro coetanei. «Sarebbe importante in termini preventivi, far riflettere bambini e ragazzi sull’uso delle parole, sul tono e sulla prossemica (distanza relazionale tra le persone, ndr) – spiega – . I talk show in tv danno un pessimo esempio in tal senso, si tende ad alzare il tono di voce, ad utilizzare una dialettica inadeguata, a fornire risposte a specchio, un sistema di comunicazione di per sé bullizzante».
Non solo la scuola, ma anche il mondo dello sport, in alcuni casi, può celare episodi di bullismo, che avvengono negli spogliatoi, che sfuggono al controllo degli allenatori. Secondo la psicoterapeuta la prevenzione deve prendere avvio «fin dalla scuola materna e dal nido, dove si forma il senso morale».
«Durante la pandemia hanno sofferto l’isolamento dai coetanei soprattutto i bambini del ciclo della materna e delle elementari – spiega – da loro bisogna ripartire, coinvolgendo anche le famiglie sull’importanza dell’apprendimento del sistema delle regole e della comunicazione rispettosa. I genitori possono essere coinvolti in laboratori per contrastare il disagio e favorire l’integrazione tra culture diverse». Infine, osserva che il disagio economico che sta caratterizzando l’attuale fase «acuisce il fenomeno, creando competizione, disperazione e angoscia» per questo occorre intervenire, non lasciando tutto il lavoro alla scuola.