ANCONA – Nove anni di vita vissuta con il terrore che lui potesse attuare le minacce continue che faceva a moglie e figli. «Io pago l’affitto, è casa mia, comando io». Se lei non ubbidiva lui l’avrebbe uccisa. «Ormai ero diventata il suo pallone per i calci che mi dava. Una vita di violenze e minacce di morte. Diceva che mi avrebbe messa nella bara tagliandomi braccia e gambe così avrebbe risparmiato e che mi avrebbe buttato l’acido in modo che nessuno dei miei familiari mi avrebbe più riconosciuta».
È il racconto di una donna di 62 anni che ieri mattina – 26 ottobre – ha testimoniato in tribunale, ad Ancona, nel corso di un processo dove l’ex marito, un finanziere di 65 anni, oggi in pensione, è imputato per maltrattamenti in famiglia e violazione degli obblighi di assistenza familiare. I fatti fanno riferimento ad un periodo lungo nove anni, dal 2006 al 2015, quando la coppia viveva ad Ancona con due figli minorenni. Lei ha trovato donna la forza di denunciare rivolgendosi allo sportello dell’associazione “Donne e giustizia”.
Per problemi depressivi, dopo quanto subito in casa, era stata seguita dai servizi sociali che la indirizzarono all’associazione di via Cialdini dove trovò la forza di aprirsi, denunciare e separarsi dal marito. Stando alle accuse lui si sarebbe accanito anche contro i due figli, fin da quando erano minorenni. Botte e punizioni continue su di loro. Il più grande un giorno sarebbe stato obbligato a giocare con lui a scacchi dalle 9 alle 19, dieci ore di seguito. Un giorno, nel 2006, l’uomo avrebbe impugnato anche la pistola di servizio per puntarla alla tempia della consorte facendole sentire il clic del grilletto.
«Amava mettermi paura – ha raccontato in aula la presunta vittima – quando è morto mio fratello, impiccato, lui mi mise una corda attorno al collo così aveva le misure per quando l’avrebbe usata per me». A San Valentino, nel 2014, il finanziere l’avrebbe violentata mentre erano in vacanza all’estero, strappandole i vestiti. «E non era nemmeno la prima volta – ha riferito la 62enne in aula – ma lui diceva che ero la moglie e le cose andavano così». In quella occasione l’uomo, che aveva contratto una malattia, non avrebbe usato protezioni. La moglie è parte civile nel processo con l’avvocato Roberta Montenovo. Il marito, che respinge tutte le accuse, è difeso dall’avvocato Gianluca Silenzi. Nel capo di imputazione non c’è il reato di violenza sessuale perché gli atti, inizialmente trascritti, non lo avevano ravvisato. La parte civile non ha chiesto una riformulazione dei capi di accusa perché il processo, vista l’epoca dei fatti, rischia già così di incappare nella prescrizione. Prossima udienza il 23 novembre con i testi della difesa.