ANCONA – «Nelle Marche, è sempre più difficile applicare la 194: il tasso di abortività è inferiore del 4,5% rispetto al resto d’Italia, sempre più numerose sono le donne che vanno fuori regione e sempre più numerosi sono i medici obiettori». A tornare sul tema dell’aborto, dopo le polemiche sollevate dalla storia Instagram di Chiara Ferragni, è la Cgil Marche che per voce della segretaria regionale Loredana Longhin, evidenzia come dai dati del Ministero della Salute (elaborati dalla Cgil Marche), emerge che nel 2020 nella regione sono state effettuate 1.351 Ivg, interruzioni volontarie di gravidanza, con un decremento rispetto all’anno precedente del -2,7% (-9,3% a livello nazionale), un fenomeno che presumibilmente potrebbe essere stato condizionato in parte dalla pandemia da Covid-19.
Secondo il sindacato nelle Marche il tasso di abortività è del 4,5, inferiore a quello nazionale (5,4), mentre guardando ai dati provinciali, il maggior numero di Ivg sono state eseguite in provincia di Ancona (446), 335 nella provincia di Macerata, 299 ad Ascoli Piceno, 271 nella provincia di Pesaro Urbino, mentre nessuna è stata eseguita nella provincia di Fermo. Le donne marchigiane che sono ricorse all’interruzione volontaria di gravidanza nel 2020 sono state 1.327, di cui 110, l’8,3%, si sono rivolte fuori regione.
La maggior parte delle certificazioni sono state rilasciate dai consultori (64,3%), percentuale superiore alla media nazionale e delle regioni del Centro. Seguono il servizio ostetrico-ginecologico (15,1%), i medici di famiglia (10,7%) e le altre strutture sanitarie (9,9%). «A livello provinciale risulta significativo il dato fermano – aggiunge – il totale delle residenti che ha fatto ricorso all’Ivg si è recato fuori provincia (92,9%) e fuori regione (7,1%). Dunque, quasi una donna su 10 è andata ad abortire in un’altra regione (soprattutto in Emilia Romagna, Abruzzo e Umbria): la percentuale tra le più alte d’Italia».
La maggior parte delle interruzioni di gravidanza vengono effettuate con il metodo karman (aspirazione, 67,7% del totale, mentre la media nazionale è del 40,9% e quella delle regioni del centro è del 34,2%), mentre le Ivg effettuate con metodo farmacologico sono state 153 (mifepristone e prostaglandine), l’ 11,3% del totale. Percentuale, secondo Cgil, notevolmente inferiore a quella delle altre regioni del Centro (39%) e dell’Italia nel complesso (31,9%). Va ricordato che nelle Marche le Linee guida per la somministrazione della Ru486 sono state adottate solo nel giugno 2014.
Tra le maggiori criticità lamentate da Cgil, il numero degli obiettori di coscienza che nel 2020 sono stati il 70% dei ginecologi, il 42,6% degli anestesisti e il 22,5% del personale non medico. «La percentuale di medici obiettori nelle Marche cresce rispetto al 2019 e supera quella media nazionale (64,6%). Dal 2007 al 2020 i ginecologi obiettori nelle Marche sono aumentati del 12,3%, mentre il personale non medico obiettore ha visto un incremento del 15,4%».
Sul fonte dei consultori pubblici, negli ultimi due anni Cgil rileva una ripresa: se infatti dal 2013 al 2018 questi non hanno mai superato quota 50 (0,6 ogni 20 mila abitanti), nel 2020 ritornano ai livelli del 2007. Nell’anno di riferimento si registrano, dunque, 69 consultori pubblici, ovvero 0,9 per 20 mila abitanti, dato lievemente superiore rispetto al Centro e all’Italia nel complesso.
«Una donna su dieci si reca fuori Regione per una Ivg – dichiara Loredana Longhin – , l’aborto farmacologico ha percentuali inferiori rispetto alle altre Regioni, la percentuale dei medici obiettori aumenta rispetto al 2019. Tutti dati che sono in controtendenza rispetto al dato nazionale. La 194/78 è una legge di civiltà. La Cgil si opporrà sempre al modello conservatore che questa Giunta sta cercando di imporre, e rivendicherà sempre il diritto sociale della maternità e il diritto alla salute delle donne».