ANCONA – Sulla scia di numerose manifestazioni davanti alle strutture sanitarie di tutta Italia, anche ad Ancona gli anti abortisti protestano. L’Associazione ProVita sta mostrando il suo dissenso nei confronti della Legge 194 raccogliendosi in preghiera davanti a Villa Igea, la casa di cura convenzionata, dove, oltre all’ospedale Salesi, vengono praticate le interruzioni volontarie di gravidanza per la città dorica. Dato l’elevato numero di medici obiettori presenti nelle strutture pubbliche, i centri sanitari privati si trovano a dover sopperire, offrendo una prestazione che di fatto spetterebbe agli Ospedali.
«Stiamo espletando un servizio che ci è stato richiesto dalla Regione e che abbiamo il dovere di garantire in rispetto della Legge 194, che sancisce un diritto della donna. Ma noi non siamo né abortisti né antiabortisti» replica Fausto Mannucci, direttore sanitario di Villa Igea, che dal 2014 ha iniziato a praticare le IVG.
Sono state 150 quelle eseguite nel 2017, un trend che è rimasto sostanzialmente stabile negli anni e che interessa nella stessa misura donne italiane e straniere. Villa Igea si occupa dell’aborto operativo, ovvero dell’esecuzione dell’intervento per mezzo dell’isterosuzione (aspirazione dell’embrione), mentre la parte certificativa è a carico dei consultori pubblici. Una volta eseguita l’interruzione di gravidanza, la donna viene nuovamente presa in carico dal consultorio di Ancona o di Falconara. Una casa di cura quella di Villa Igea, dove «ortopedia, urologia e chirurgia rappresentano i punti di forza del centro, insieme all’attività protesica e robotica – precisa il direttore sanitario – mentre le IVG costituiscono solo una piccola percentuale dei trattamenti svolti dalla struttura. Vorremmo che le donne che si rivolgono a noi, possano avere un percorso il più possibile sereno e riservato, nel rispetto del momento delicato che stanno affrontando. Siamo certi che sono preparate e accompagnate in maniera ottimale dai consultori, e siamo a servizio della collettività per quello che sappiamo e possiamo fare».
Un tema che divide quello dell’aborto e che vede da una parte le associazioni pro aborto schierate a fianco delle donne e del loro diritto di scegliere, dall’altra quelle cattoliche che difendono il diritto del feto di venire al mondo. «In realtà non difendiamo solo il diritto del nascituro, ma ci preoccupiamo anche delle donne – sottolinea Roberto Festa – l’aborto è una questione che non riguarda solo il bambino che deve nascere, ma anche la donna, è una violenza inferta ad entrambi».
Un’azione di protesta e di proposta condivisa anche dalla onlus ProVita, che ha impiegato vele pubblicitarie contro l’aborto, dislocate qualche settimana fa in diverse zone del territorio della provincia di Ancona, ma che sta interessando un po’ tutta Italia. Iniziative che non sono piaciute alle associazioni pro aborto, le quali le ritengono contrarie alla Legge dello Stato ed offensive del diritto di autodeterminazione della donna. «In questa nostra opera di sensibilizzazione ci troviamo contro corrente e la nostra posizione non è sempre compresa», precisa Festa, che cita le parole usate da Papa Francesco in una delle sue recenti omelie: “La difesa dell’innocente che non è nato, deve essere chiara, ferma e appassionata, perché lì è in gioco la dignità della vita umana, sempre sacra, e lo esige l’amore per ogni persona al di là del suo sviluppo”.
L’associazionismo pro-life, ad ogni modo, rivendica il diritto a manifestare il proprio dissenso verso l’aborto, attraverso questo tipo di iniziative, precisando che «non si tratta né di un giudizio, né di una violenza ai danni delle donne, ma di un’opera di sensibilizzazione. Ci sono persone convinte che la libertà non possa e non debba avere limiti, ma ciascuno può facilmente comprendere che una vera civiltà e una vera umanità si possono realizzare solo se il più grande accoglie il più piccolo, se il più forte difende il più debole e se gli adulti mettono i bambini al primo posto. Certamente ci possono essere mille problemi, lo spirito che ci anima è quello di tendere una mano alle donne che scelgono questa strada, per far capire loro che esiste sempre un’altra possibilità, un’alternativa all’aborto. Noi possiamo dare un aiuto concreto a queste madri attraverso i Centri di aiuto alla vita, che nelle Marche sono presenti in numero percentualmente maggiore rispetto alle altre regioni italiane. Possiamo dare ascolto, supporto morale e psicologico, ma anche aiuti materiali, economici e soluzioni di tipo abitativo. Siamo associazioni di piccole dimensioni, ma possiamo contare su una grande rete di contatti», conclude Festa.