ANCONA – Traini per le barche, rimessaggi delimitati da reti metalliche e fioriere, staccionate e piattaforme in legno a ridosso della vegetazione. Il tutto sulla spiaggia di Portonovo, dopo l’ex stabilimento Ramona, in direzione di Mezzavalle. Tali realizzazioni sono finite al centro di un processo che ha portato in tribunale 20 cittadini, tra pescatori amatoriali e proprietari di case nella baia, per abuso edilizio, danneggiamento e deturpamento di bellezze naturali. Gli imputati, perlopiù anconetani, avrebbero realizzato tali opere in aree divenute di loro proprietà, per usucapione.
La vicenda esplode nel 2014, con una denuncia in Procura da parte della cooperativa del campeggio Il Conero che ha segnalato la presenza degli abusi al confine con l’area di sua proprietà sospettando anche un danno alla falesia dove sorge proprio il camping. Nello specifico erano stati notati alberi con radici in superficie e scavi. Era seguito un blitz del Corpo forestale a Portonovo e l’iscrizione nel registro degli indagati di 20 persone.
Il processo, che si è aperto nel maggio dello scorso anno, è proseguito oggi al tribunale di Ancona dove sono stati sentiti i testi della Procura e della parte civile (quelli della cooperativa del campeggio che si è costituita parte civile nel procedimento). In aula ha parlato un tecnico del Comune che aveva eseguito il sopralluogo all’epoca dei fatti, poi hanno parlato un socio della cooperativa e dei testimoni di questa. Sentito anche un architetto che ha depositato una relazione sui danni subiti dalla falesia dalle strutture ritenute abusive.
L’udienza è stata aggiornata al 26 marzo, quando saranno sentiti i testi della difesa. I proprietari delle case finiti come imputati per la piattaforma di legno (7 persone), sono difesi dall’avvocato Claudia Cardenà. I pescatori, 12 (uno nel frattempo è deceduto) sono rappresentati in parte dall’avvocato Fabrizio Naspi e in parte dall’avvocato Stefano Crispiani. La parte civile è rappresentata dall’avvocato Riccardo Leonardi.