ANCONA – L’alluvione che ha colpito nei giorni scorsi l’Emilia-Romagna e parte delle Marche ha ingrossato i fiumi che hanno trascinato fino al mare ingenti quantità di detriti, tronchi di albero e sedimenti. Una situazione che preoccupa per le possibili ripercussioni sulla salute e sull’ambiente.
«Anche se in questa fase l’allerta sanitaria è di tipo prevalentemente microbiologico per il possibile contagio nelle zone con acque stagnanti, il trasporto di sostanze inquinanti rappresenta una potenziale minaccia – spiega il professor Francesco Regoli, direttore del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università Politecnica delle Marche -. Difficile fare previsioni sulle ripercussioni delle alluvioni nell’ambiente marino, ma guardando ad eventi del passato, inondazioni avvenute in regioni industrializzate della Germania, Nord America ed Asia oltre ai disastrosi effetti diretti in termini di perdita di vite umane e danni alle strutture, hanno avuto conseguenze ecologiche importanti, spesso trascurate e non previste»
Secondo il professor Regoli «ci troviamo in una fase acuta che non può essere sottovalutata in termini di potenziale pericolo, nella quale non devono esserci allarmismi ma grande attenzione e necessari controlli precauzionali». Nei giorni scorsi nelle Marche era stata sospesa la pesca a cozze e vongole in attesa di effettuare le analisi delle acque di mare e di questi molluschi.
«È corretto controllare ed eventualmente sospendere la raccolta di frutti di mare in quanto questi organismi filtrano ingenti quantitativi d’acqua e possono accumulare le sostanze in esse presenti – prosegue – I sedimenti risospesi dall’alluvione possono legare inquinanti che sono entrati nei corsi d’acqua tramite reflui industriali, urbani e agricoli sia prima che durante l’evento acuto. La mobilitazione di questi sedimenti e l’aumento di rifiuti, idrocarburi ed altri inquinanti trasportati nelle acque fluviali non deve essere ignorato ed è pertanto necessario intensificare le misure di controllo sull’ambiente marino, in quanto è normale attendersi un peggioramento della qualità delle acque. La fase di picco è in questo momento, con l’esondazione tutto quello che questi corsi d’acqua portano con sé finisce inevitabilmente in mare, ma le Arpa faranno i controlli necessari per l’emergenza sull’ambiente».
Per il docente dell’Univpm comunque nelle Marche non si corrono particolari rischi per la balneazione, perché l’evento non è avvenuto in piena stagione balneare, e perché «le correnti del mare hanno la capacità di diluire. Passata l’emergenza, tuttavia, sarà necessaria una attenta gestione dei fiumi che guardi non solo ai pericoli immediati per l’uomo, per gli allevamenti, le coltivazioni e le infrastrutture, ma anche per le potenziali conseguenze a lungo termine derivanti dalla presenza di sostanze inquinanti nei letti dei fiumi».