Ancona-Osimo

Alluvione e Sisma, Romagnoli del Cni: «Semplificazione burocratica, monitoraggio e allerta in tempo reale»

Unico marchigiano ad essere stato eletto in seno al Consiglio Nazionale degli Ingegneri (Cni), Romagnoli affronta vari temi, dalle emergenze, al Superbonus, fino al nuovo codice degli appalti

ANCONA – «È un grande onore poter rappresentare il prestigioso organismo che raggruppa circa 244mila professionisti e 106 consigli provinciali ed il lavoro che mi aspetta sarà impegnativo e ricco di sfide». Alberto Romagnoli commenta così la sua elezione a consigliere, in seno al Consiglio Nazionale degli Ingegneri (Cni). Unico marchigiano a far parte della massima istituzione nazionale della categoria, Romagnoli, per 13 anni ha fatto parte dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Ancona, prima come consigliere e poi come presidente dell’Ordine.

«Sarà davvero un’esperienza importante per partecipare in maniera attiva ed incisiva ai processi di sviluppo e crescita del nostro Paese – dice – il ruolo degli ingegneri dovrà essere sempre più centrale in virtù del grande bagaglio di competenze e conoscenze. In particolare non faremo mai mancare  il nostro apporto contro la vulnerabilità dei territori che ha inflitto troppe sofferenze a terre splendide».

Alberto Romagnoli, neo consigliere del Consiglio Nazionale degli Ingegneri 

Le Marche negli ultimi anni sono state provate più volte: prima il terremoto del 2016 che ha lasciato profonde ferite ancora aperte nel Maceratese e nell’Ascolano. Poi il 15 settembre l’alluvione che ha devastato il Senigalliese e il Pesarese, provocando 12 vittime accertate, una persona ancora dispersa e danni ingenti. Il 9 novembre il terremoto ha fatto la sua ricomparsa, questa volta colpendo al largo della costa pesarese e anconetana, causando danni agli edifici, specie nell’Anconetano.

Cosa ci hanno detto di nuovo l’alluvione e il terremoto sul tema della sicurezza degli edifici nelle Marche?
«Il tragico evento dell’alluvione ci ha fatto nuovamente capire quanto ancora ci sia da fare in tema di prevenzione del rischio idrogeologico e nella gestione delle emergenze. La politica non può non intervenire subito ed in modo efficace, consentendo in tali ambiti interventi più rapidi e radicali. In particolare, le principali urgenze sono la necessità profonda di semplificare enormemente le procedure burocratiche per i lavori in alveo, l’attivazione di un sistema di monitoraggio in tempo reale dell’intera asta fluviale e un sistema di allerta unitario per tutto il bacino, oltre alla formazione delle popolazioni interessate su sicurezza, allerta e gestione dell’emergenza».

Superbonus: un’opportunità per i cittadini o un’occasione per le imprese di far crescere i costi?
«Sicuramente un’opportunità per migliorare l’efficienza energetica e sismica del patrimonio immobiliare italiano. L’iniziativa economica ha prodotto quello choc che l’esecutivo che l’ha introdotto voleva imprimere al Paese per riattivare l’economia rapidamente dopo la pandemia. Tuttavia si sono verificate anche numerose storture. Tra queste, ricordo il deleterio effetto dell’incremento dei costi dei materiali che tanti problemi sta creando alle Stazioni Appaltanti non solo per le opere pubbliche tradizionali, ma anche e soprattutto per le opere previste dal PNRR. I tempi sono certamente maturi per rendere strutturali gli incentivi del Superbonus, dando ai cittadini ed al mercato quelle certezze anche temporali in assenza delle quali l’iniziativa, pur lodevole, non troverà riscontro, non producendo i benefici per cui è nata».

Che ne pensa del nuovo codice degli appalti? Quali sono i punti di forza e di debolezza?
«Il testo approvato dal Consiglio dei Ministri non tiene conto di alcuni aspetti fondamentali: su tutti la centralità del progetto che sparisce dai processi di trasformazione del territorio, dimenticando il fatto che la fase di progettazione è decisiva per garantire la qualità delle opere. Inoltre, l’aggiudicazione delle opere da realizzare basate sul progetto esecutivo da regola diventa un’opzione e si apre la strada ad un uso generalizzato dell’appalto integrato, ossia l’affidamento all’impresa sia della progettazione esecutiva che dell’esecuzione dell’opera. Altro aspetto critico: non vengono ben definiti i ruoli delle Pubbliche Amministrazioni e dei professionisti esterni alle Pa (pubbliche amministrazioni, ndr). Inoltre, non emerge con chiarezza il metodo di calcolo dei corrispettivi spettanti ai professionisti, dato che non si fa menzione del ‘Decreto Parametri’. Mi auguro che le forze politiche riflettano con attenzione su queste criticità e vi pongano rimedio, accogliendo le richieste e le segnalazioni che le nostre categorie professionali stanno inoltrando. La semplificazione è un obiettivo che trova tutti d’accordo, ma non può essere conseguito a scapito della qualità della progettazione delle opere e della loro stessa realizzazione».