ANCONA – «Basta polemiche inutili, siamo noi i veri danneggiati di questa situazione». Non tarda ad arrivare la replica degli ambulanti di Corso Garibaldi dopo l’attacco di alcuni negozianti di Corso Garibaldi che lamentavano come gli stand dei bancarellari fossero brutti e causassero una riduzione della clientela nei negozi del centro.
«La gente, da quando il mercato di Corso Mazzini ha traslocato in Corso Garibaldi (per via del cantiere al Mercato delle Erbe, ndr), non entra quasi più nei nostri negozi. Primo, perché abbiamo le vetrine coperte. E secondo perché gli ambulanti vendono prodotti analoghi a costi minori».
David Linternari, storico commerciante del Corso vecchio è uno dei 15 ambulanti che vengono chiamati in causa: «Non avverto particolari malumori, ora si va piuttosto d’accordo. Trovo inutili queste continue polemiche. È una situazione temporanea che speriamo finisca presto. Noi vogliamo tornare nella nostra ubicazione originaria, Corso Mazzini».
«Guai a spostarci – tuona un altro bancarellaro, che però chiede l’anonimato – Averci spostato in Corso Garibaldi è il male minore, per noi. Se ci mettessero in piazza Cavour o in piazza Pertini, non lavoreremmo più. Gli esercenti della parte bassa del Corso si lamentano perché non ci hanno messo lì. Allora, io mi domando: siamo un problema o una risorsa?».
E ancora: «Il Comune ci proroga il luogo di lavoro di mese in mese, in tal modo non siamo in grado di programmare investimenti. E dopo ciò, dobbiamo anche sorbirci le polemiche dei colleghi che hanno i negozi qui? In Corso Mazzini, ora che non ci siamo noi ambulanti, è un deserto. La parte di strada davanti il Mercato delle Erbe è diventato un parcheggio selvaggio. Piuttosto, io mi soffermerei sullo stato dei lavori. Entro settembre, il 30% del cantiere deve essere ultimato. Siamo sicuri che accadrà?».
Quindi, la nota congiunta degli operatori itineranti: «Giù le mani dal mercato. Noi operatori siamo un’eccellenza del capoluogo, storia viscerale della città. Siamo stanchi dei continui attacchi dei negozianti, strumentalizzati dai giornali che ricamano sulla location provvisoria. Non siamo fuorilegge, ma onesti lavoratori».