Ancona-Osimo

Anno giudiziario, crescono violenze e procedimenti per disagio familiare. Catelli su indagini alluvione: «Fare presto»

Il presidente della Corte di Appello di Ancona, Luigi Catelli, in un passaggio del suo intervento ha dedicato «un pensiero commosso alle famiglie delle vittime, di cui una ancora dispersa»

L'inaugurazione dell'anno giudiziario 2023 in Tribunale ad Ancona

ANCONA – Sono raddoppiati i procedimenti civili legati al mondo minorile e crescono i reati commessi dalle baby gang, mentre parallelamente si registra un incremento di violenza e femminicidi, e l’attenzione è alta sul rischio di infiltrazioni criminali legate ai fondi per la ricostruzione post-sisma, a quelli del PNRR e per i danni dall’alluvione del 2016. È la fotografia scattata nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario che si è svolto questa mattina in Tribunale ad Ancona.

Nel 2022 le cause civili per interventi a tutela dei minori in situazioni di disagio familiare e per violenze intra-familiari sono cresciute del 54%: in ambito penale sono frequenti i procedimenti in materia di delitti contro il patrimonio, come furti, ricettazioni e, registrano un aumento significativo le rapine. I reati commessi dalle ‘baby gang’, fra i quali soprattutto danneggiamenti, risse, lesioni e violenze private. Le pendenze penali minorili sono cresciute da 72 a 104.

Luigi Catelli, presidente della Corte di Appello di Ancona

La conclusione della fase emergenziale è «coincidente con il compito degli organi inquirenti di fare presto, con scrupolo e professionalità, tutto ciò che è necessario per accertare le cause e le eventuali responsabilità di quanto è successo». Il presidente della Corte di Appello di Ancona, Luigi Catelli, in un passaggio del suo intervento all’inaugurazione dell’anno giudiziario delle Marche, ha ricordato l’alluvione del 15 settembre scorso che devastò Senigalliese e anconetano, causando 12 vittime accertate, una persona ancora dispersa, e danni ingenti.

Catelli ha dedicato «un pensiero commosso alle famiglie delle vittime, di cui una ancora dispersa» e ha espresso «un sentimento di calorosa gratitudine ai generosi ed instancabili professionisti del soccorso, che hanno dimostrato, nella drammatica concitazione degli eventi, che lo Stato esiste ed è capace di fare in ogni frangente il suo dovere».

Infine ha annunciato che è in fase avanzata di definizione un progetto di realizzazione di un Polo archivistico regionale del Ministero della Giustizia nella sede dell’ex Caserma Saracini a Falconara Marittima. Spazi utili a sopperire a quelli venuti meno a causa delle scosse sismiche del 2016 e per consentire un risparmio di spesa per oltre 160mila euro annui. All’ex Caserma Saracini potrebbero essere allestite anche sale espositive e in progetto c’è la digitalizzazione degli archivi.

Per quanto concerne la ‘cittadella giudiziaria’ presso l’ex sede Inps di Piazza Cavour ad Ancona nella strutture dovrebbero essere realizzati gli uffici per Corte di Appello, Procura generale, Tribunale, Ufficio di sorveglianza, Unep, Ufficio formazione distrettuale, presidio Csia.

Parlando dei tempi della giustizia marchigiana, il presidente della Corte di Appello, ha spiegato che nel 2022 per le cause in appello si è rilevata una riduzione di pendenze del 13% e una durata media in discesa a 493 giorni (nel 2021 era di 591 giorni). Il dato negativo riguarda le cause ultra biennali che sono ancora quasi la metà (48,64%) dei procedimenti. Nei tribunali civili diminuiscono del 15% le cause pendenti e del 12% dei procedimenti definiti.

Roberto Rossi, procuratore generale Corte di Appello di Ancona

Alla cerimonia di apertura dell’anno giudiziario anche l’intervento del nuovo procuratore generale della corte di Appello di Ancona Roberto Rossi che dopo aver acceso i riflettori sull’aumento della criminalità minorile, ha evidenziato che «il dato relativo ai femminicidi, alle violenze sessuali e alle violenze di genere mostra sempre numeri insopportabilmente elevati per un Paese che voglia definirsi civile e culturalmente avanzato».

Il pg è poi intervenuto sul tema delle intercettazioni telefoniche, spiegando che sono un «mezzo di prova fondamentale per individuare autori di reati, non solo per reati di terrorismo o di mafia», mentre ha definito «un dato di inciviltà giuridica e si pone in contrasto con norme costituzionali» la «diffusione mediatica del contenuto di intercettazioni telefoniche, tanto più se riferite a persone che non sono soggetti neppure del procedimento penale».

«Chiunque di noi può fornire testimonianza che autori di gravi reati, dalla violenza sessuale alle rapine alle estorsioni e traffico di droga, sono stati individuati grazie a indizi delle intercettazioni telefoniche» ha detto, aggiungendo «mi sento quindi di esprimere l’auspicio che, chi interviene con modifiche in vari ambiti, tenga presente che di regola la parte più debole nel processo penale è la vittima del reato alle cui legittime aspettative di giustizia occorre corrispondere in maniera prioritaria».

A queste «legittime aspettative di giustizia – ha spiegato – si corrisponde anche fornendo alla polizia giudiziaria e alla magistratura – ha concluso – strumenti investigativi che, nell’ineludibile rispetto delle garanzie difensive, abbiano il carattere dell’idoneità e dell’efficacia per individuare gli autori di reato».

Un momento dell’inaugurazione dell’anno giudiziario

Il magistrato ha poi toccato il tema del rischio di infiltrazioni criminali di stampo mafioso sul territorio regionale. «Sebbene nelle Marche non si rilevi la stabile presenza di associazioni criminali di stampo mafioso – ha detto – , tuttavia vi sono segnali che impongono di tenere alta la guardia sul punto».

«Da indagini condotte – ha spiegato -, è risultata la presenza nel territorio di soggetti collegati ad associazioni di stampo mafioso, e tale dato, unito alla considerazione che dovranno essere erogati cospicui finanziamenti sia in relazione agli obiettivi del PNRR sia in conseguenza dei progetti di ricostruzione post-terremoto e di quelli di ricostruzione e messa in sicurezza delle zone di recente colpite dalle gravi esondazioni, porta a ritenere significativo il rischio di infiltrazione di soggetti e di imprese collegate alla criminalità organizzata».

Per il magistrato «non può non sottolinearsi l’importanza data ai reati ambientali, strumento non secondario per evitare che i danni e i dissesti ambientali possano portare a quelle tragiche conseguenze che hanno riguardato anche questo distretto».

Il neo presidente dell’Ordine degli Avvocati di Ancona, Gianni Marasca nel suo intervento ha toccato il tema della riforma Cartabia, spiegando che «già in tempi passati nei testi accademici sui quali mi sono formato, si presentava il concetto di Degiurisdizionalizzazione come risoluzione alternativa delle controversie, che aveva il beneficio di ridurre il carico giudiziario ma che sottendeva alla filosofia occidentale secondo la quale il comando giudiziale è sempre esterno e autoritativo, ma che deve essere residuale perché gli interessi veri delle persone sono quelli sottostanti alle manifestazioni esteriori».

Gianni Marasca, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Ancona

Riferendosi alle ansie, alle preoccupazioni, i desideri e le illusioni degli imputati e che gli avvocati conoscono avendo a che fare con gli assistiti per i quali rappresentano la frontiera della giustizia, ha detto: «La riforma Cartabia prende atto di questo aspetto però lo impone perché i decenni nei quali in Europa si discuteva di questo nuovo orientamento noi li abbiamo trascorsi in una strumentale e continua polemica».

L’Ordine degli Avvocati di Ancona ha espresso la piena disponibilità a proseguire la collaborazione con la magistratura che la definizione di nuove prassi e protocolli a causa del Covid ha portato ad individuare, auspicando che questa nuova cultura della collaborazione che sta maturando, «non nasca come imposizione ma come consapevolezza che solo tutti insieme si possa fare gli interessi della giustizia».

Infine, il rappresentante unico per la Regione Marche presso l’OCF – Organismo Congressuale Forense. avvocato Maurizio Miranda, nel suo intervento ha ricordato che il sentimento dell’avvocatura sul bilancio del sistema giustizia non può essere positivo.

«L’Europa – ha detto – ci chiede una giustizia efficace ed efficiente andando a sacrificare garanzie, principi e certezza di un diritto applicabile. La correlazione tra celerità e giustezza del procedimento è discutibile e comprime il diritto alla difesa in griglie e statistiche da applicare rigidamente in un contesto normativo complesso. Se la giustizia è definita come un malato – ha aggiunto – e avvocati e magistrati sono i medici, per salvare il moribondo essi necessitano intorno di un servizio efficiente. Qui risiede la disponibilità all’unitarietà della cultura giuridica a cui ha accennato anche il presidente Marasca, e in nome di questi principi – ha concluso – chiedo di istituire tavoli di confronto per affrontare i problemi vecchi ai quali si aggiungono i problemi nuovi».