ANCONA – «Si cominciano ad osservare disturbi somatoformi legati al Covid-19 nei bambini». A dirlo è Elisabetta Fabiani, primario del Pronto Soccorso dell’ospedale Salesi di Ancona. La chiusura delle scuole, la quotidianità stravolta dall’epidemia di Coronavirus, l’isolamento forzato da compagni di scuola e amici, oltre all’ansia che assorbono dalla famiglia, sta provocando delle somatizzazioni nei bambini, specie in età scolare (primaria). Si tratta di disturbi fisici causati da una sofferenza piscologica. «Ce lo aspettavamo», osserva il primario, nel sottolineare che si sono verificati alcuni casi fra i quali attacchi di panico e dolore addominale.
Un’emergenza, quella del Coronavirus, che sta mettendo a dura prova la tenuta psicologica delle persone alle prese con una situazione drammatica, imprevista e mai verificatasi prima. Fra il timore del contagio, le misure di isolamento che generano solitudine, le incertezze economiche e in alcuni casi i lutti, nelle famiglie può generarsi una spirale di ansia, stress, paure e disagio che possono essere trasmessi inconsapevolmente ai figli.
Ma il Covid-19 non è l’unico responsabile dell’ansia, infatti, come osserva la professoressa Maria Giovanna Vicarelli, ordinario di sociologia dell’Università Politecnica delle Marche, è andato ad innestarsi «su un substrato crescente di ansia e di malattie psicogene già presente nella popolazione».
«L’edonismo presente nella società attuale con la richiesta all’individuo di performance sempre più alte aveva creato stress e angoscia già prima dell’avvento del Covid-19» osserva la professoressa Vicarelli: sentendo di dover raggiungere questi standard elevati e consapevoli dei propri limiti nelle persone si generavano angoscia e ansia.
Insomma l’ansia scatenata dall’epidemia di Coronavirus, «ha aggravato una situazione già presente. Una situazione – prosegue – che tocca da vicino anche i bambini perché sempre di più la società attuale chiede alte performance anche ai bambini» alle prese fra sport, musica, scuola e molte altre attività.
Secondo la professoressa Vicarelli, il Covid ha agito da «acceleratore» nell’ambito di una dimensione sconosciuta nella quale scatta un meccanismo per cui la persona sente di doverne uscire e di dover dimostrare, una volta superata questa fase, di essere in grado di riprendere gli stessi livelli precedenti all’emergenza. Un meccanismo, al quale purtroppo anche i bambini non sfuggono.