Ancona-Osimo

Ancona, area dell’ex mattatoio: cercasi futuro disperatamente

Ci sono la Casa delle Culture, il gattile, l'orto urbano e il parcheggio, ma gli edifici che risalgono al 1933 meritano di essere recuperati

Il parcheggio dell'area ex mattatoio in via Vallemiano ad Ancona

ANCONA – E’ il parcheggio scambiatore e libero più funzionante della città. Anche di notte. Come pure gattile, orto urbano, Casa delle Culture e magazzino comunale. L’area dell’ex mattatoio di Ancona che comprende anche l’ex scuola, si trova in via Vallemiano, a due passi dai nuovi edifici del comando regionale e provinciale dei vigili del fuoco, e da via Bocconi, principale arteria di ingresso in città da sud, e le sue attuali funzioni sono evidenti quanto sempre nebuloso il suo futuro. Migliaia di metri quadrati un tempo destinati all’abbattimento del bestiame – a fine anni Ottanta erano ancora utilizzati con questo scopo – ora giacciono lì, preda dei piccioni e del tempo, quello cronologico come quello meteorologico, che ne mettono inevitabilmente alla prova la resistenza. Tutto intorno auto parcheggiate ovunque, anche nella zona delimitata dal cancello che recita “vietato l’accesso ai non addetti ai lavori“. Peccato che di lavori non ce ne sia neanche l’ombra. In compenso c’è un campanello della protezione civile.

Da quella zona, tra l’altro, attraverso una scala si accede anche al comando dei vigili del fuoco e sono diverse le auto parcheggiate intorno a quegli edifici che hanno il contrassegno dei pompieri. Ma è un’area, tutta quella del mattatoio, che meriterebbe sicuramente maggiore attenzione. E’ di proprietà del Comune di Ancona e, come recita il sito della Casa delle Culture, unico angolo vivo e vegeto insieme al gattile, la struttura risale al 1933. «Nel 1990 l’unità sanitaria locale n.12 – riporta ancora la Casa delle Culture – decise per la chiusura definitiva del complesso intero per accertata impossibilità di adeguamento alle nuove norme poste a tutela dell’igiene e della salute pubblica». Questioni di soldi – quelli che servirebbero per ristrutturare tutta l’area – e di destinazioni d’uso, ma anche vincoli della soprintendenza, come riporta ancora la Casa delle Culture, piani regolatori poi modificati e dibattiti a ripetizione ne hanno finora bloccato ogni tipo di evoluzione.

E intanto, come mostrano le fotografie, la zona, che si presenta comunque pulita e resistente al degrado, resta perlopiù abbandonata a se stessa: la “fotografia” finale è quella della Casa delle Culture: «Oggi la maggior parte degli stabili versa in stato di abbandono. Nell’area si trova un padiglione adibito a deposito comunale, una zona per la collocazione delle auto sequestrate dalle forze dell’ordine, una palazzina sede del gattile comunale: l’unica struttura totalmente recuperata è l’ex cella frigorifera, gestita dalla nostra associazione». Si può fare di più, insomma, al di là della gestione del gattile e della Casa delle Culture, destinazioni comunque tanto utili quanto necessarie, e dell’orto gestito dall’Università Politecnica delle Marche: gli spazi sono enormi ma servirebbe una programmazione che tracciasse il futuro dell’area nel suo complesso, che non può sopravvivere solo con l’associazione culturale, gli sguardi dei gatti dalle finestre, qualche edificio sempre più fatiscente ridotto a magazzino e un parcheggio a raso privo di strisce, che si affida unicamente al buon senso degli automobilisti.