ANCONA – «Ho conosciuto qualche giorno fa Amalia Dusmet e la sua famiglia. La storia di Lorenzo e l’attività portata avanti dalla fondazione Farinelli mi hanno convinto ad accettare la proposta. Non avevo mai fatto prima il testimonial perché non amo troppo prestare la mia faccia per convincere qualcuno a fare qualcosa. Ma Amalia mi ha convinto e sono orgoglioso di dare il mio contributo, per quello che posso».
Con queste parole, nel pomeriggio di oggi (24 febbraio), si è presentato alla città l’attore e regista romano, Valerio Mastandrea, nuovo testimonial della fondazione Farinelli. L’organizzazione, che finanzia la ricerca e le cure dei tumori del sangue, è nata ad Ancona dopo che la città ha visto la prematura scomparsa, l’11 febbraio 2019, dell’attore e medico anconetano, Lorenzo (Lollo) Farinelli.
Toccanti le parole della madre (nonché presidente della fondazione), Amalia Dusmet. Dall’aula C della facoltà di medicina dell’Università politecnica delle Marche, ha detto: «Lorenzo amava la vita, non voleva morire. Ha lottato fino all’ultimo giorno per continuare a vivere. Il suo video appello ha permesso di raccogliere i fondi necessari per potersi curare in America. Ma mentre a Boston ci aspettavano le cure, Lorenzo ci ha salutati».
Di qui, l’impegno dei genitori, Amalia Dusmet e Giovanni Farinelli, non solo per tenere vivo il ricordo del figlio, ma anche per fare qualcosa di concreto per i pazienti affetti dal suo stesso male. La fondazione dorica si spende ormai da tempo con borse di studio, eventi di beneficienza e assegni di ricerca.
Ad entrare nel merito delle terapie relative ai linfomi, il dottor Guido Gini, dirigente medico della clinica di ematologia dell’ospedale regionale di Torrette: «Il linfoma non-hodgkin colpisce tutte le età, con particolare riferimento agli over 65 – ha spiegato Gini. La mortalità, grazie alla ricerca scientifica, sta pian piano scendendo. Oggi possiamo dire che, nel 70% dei casi, la malattia riusciamo a sconfiggerla. Ma non ci basta e vogliamo guarire anche quel 30% di pazienti che ancora non ce la fanno».
E ancora: «La medicina ha fatto (e sta facendo) passi da gigante, sia dal punto di vista dell’efficacia delle cure che della qualità, con una tossicità sempre più ridotta dei farmaci utilizzati. Ma c’è ancora tanta strada da fare e noi siamo determinati a percorrerla».
Poi, a prendere la parola, è stato Attilio Olivieri, direttore di ematologia: «La medicina, salvo rarissime eccezioni nella storia dell’umanità, è fatta di piccoli passi, di centimetri guadagnati uno alla volta nei confronti della malattia. Tutto ciò prima che si affacciassero all’orizzonte le cellule Car-T, che possono davvero cambiare la storia della cura. Fino ad ora, infatti, abbiamo trattato i pazienti con terapie maggiormente invasive».
«E i risultati sono ottimi, l’incremento dell’aspettativa di vita è rilevante. La scienza non si ferma. Stiamo facendo altri passi in avanti e possiamo contare su un’arma in più nei confronti dei tumori chemio resistenti. Un grosso risultato che va ulteriormente approfondito e studiato, con il fine anche di ridurne i costi. Per questo c’è bisogno di sostegno, di ricerca e di fondi. Per questo c’è bisogno della fondazione Farinelli e di tutte le persone che sono al nostro fianco per cercare di battere definitivamente i tumori del sangue».
Fra il pubblico, oltre agli studenti e a una rappresentanza dell’accademia volley Ancona (il cui sponsor etico è proprio la fondazione), il rettore dell’Univpm, Gian Luca Gregori, e il direttore sanitario degli Ospedali riuniti di Ancona, Claudio Martini. Entrambi hanno posto l’accento sull’«importanza dell’associazionismo e del terzo settore nel sostegno alla sanità pubblica e al diritto allo studio».