ANCONA – Aumenta la spesa per le famiglie, ma calano i consumi. È il quadro che emerge dall’ultimo report dell’Istat relativo alle spese per i consumi delle famiglie nel 2023. Nelle Marche la spesa media mensile ammonta a 2472,93 euro in crescita rispetto al 2022 quando ammontava a 2365,80 euro. Il dato regionale risulta inferiore al dato medio nazionale che si attesta a 2.738,08 euro. La spesa mensile nazionale è in aumento (+4,3%) rispetto al 2022 (2.625 euro), ma in termini reali si riduce dell’1,5% per effetto dell’inflazione (+5,9% la variazione su base annua dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo).
La voce che più impatta sulle tasche dei marchigiani è quella per le spese relative all’abitazione che nella regione si attestano a 856,11 (acqua, elettricità, gas), seguita dalla spesa alimentare che nella regione si attesta a 547,41 euro mensili, da quella per l’affitto (541,08 euro mensili), per i trasporti (261,65 euro). Per servizi di ristorazione e alloggio i marchigiani spendono mediamente 140,40 euro, per abbigliamento e calzature 96,66 euro, per la salute 86,56 euro, mentre per servizi assicurativi e finanziari 84,29 euro e per sport e cultura 77,49 euro.
In termini di composizione famigliare, la spesa per alimentari e bevande analcoliche pesa soprattutto tra i nuclei composti da una coppia con tre o più figli (22,5% della spesa totale, pari a 817 euro mensili), mentre assorbe solo il 14,1% tra le coppie senza figli (448 euro al mese). Le spese per abitazione, acqua, elettricità, gas e altri combustibili, invece, pesano di più per le persone anziane sole (48,8% della spesa mensile, pari a 891 euro) e meno per le coppie con tre o più figli (27,9%, 1.015 euro). Le percentuali più elevate di spesa per trasporti si osservano, poi, fra le coppie senza figli con persona di riferimento giovane (13,4%, 428 euro mensili) e adulta (13,0%, 405 euro al mese).
Nel 2023 le famiglie si adattano all’inflazione, che colpisce anche i beni, contenendo i consumi, aumenta infatti la quota di chi dichiara di aver limitato in quantità e/o qualità, rispetto ad un anno prima, la spesa per cibi (dal 29,5% al 31,5%) e bevande (dal 33,3% al 35,0%). Come nel 2022, anche nel 2023 la voce di spesa che le famiglie dichiarano di aver limitato maggiormente è quella per abbigliamento e calzature. Aumenta la quota di persone che non hanno modificato l’acquisto di carburanti (70,9%, dal 67,1% del 2022) e di viaggi (55,4%, dal 49,1% del 2022). Per entrambe le voci, l’aumento è stato più intenso al Nord, dove, nel 2023, la percentuale di chi continua a spendere senza modifiche rispetto ad un anno prima è salita per i viaggi dal 52,2% al 58,9% e per i carburanti dal 71,5% al 76,1%.
«Le utenze impattano ancora parecchio nel budget delle famiglie- fa notare Paola Formica, avvocato dell’associazione consumatori Abusbef – le persone stanno rinunciando alle coperture assicurative aggiuntive, utili in specifiche situazioni, come la polizza casco per l’auto, per l’abitazione o polizze infortuni aggiuntive. La domanda registra una contrazione in vari servizi, che seppure non essenziali, sono determinanti per il benessere delle persone. Le famiglie marchigiane galleggiano tra inflazione e recessione, riducono i controlli sanitari periodici e le spese connesse al benessere – dice -, assicurano il necessario ai figli per lo studio e per lo sport, ma risparmiano nella spesa e nell’energia, riducono le quantità consumate, conservando l’abitudine di consumare proteine animali».
L’associazione dei consumatori evidenzia che «non aumenta la spesa per le verdure, perchè in molte aree della nostra regione è tornata l’abitudine dell’orto domestico. L’incidenza del costo dell’energia condiziona ancora le scelte delle famiglie, anche rispetto al trasporto e allo svago personale e dei figli». Le famiglie con reddito medio, prosegue, sono molto più consapevoli nei loro consumi, e «l’educazione scolastica sulle pratiche di sostenibilità costituisce un volano importante per i consumi quotidiani». L’elevata incidenza del costo energetico per utenze e trasporto obbliga molte famiglie a tirare la cinghia. «Vedremo nei prossimi mesi – conclude – se il libero mercato dell’energia ha favorito le famiglie o meno».