Una generazione digitale che vive in un mondo in rapida evoluzione. Sono i bambini di oggi. I cambiamenti sociali, la tecnologia, i social network, hanno reso l’infanzia di oggi profondamente diversa da quella vissuta dai loro genitori. Nonostante i progressi che portano opportunità positive, ma anche sfide, i diritti non sono sempre rispettati.
«Dalla Seconda guerra mondiale ad oggi – osserva Mirella Mazzarini, presidente Unicef Marche – la situazione dei bambini non è tanto migliorata: le guerre e la crisi economica impattano sulla loro vita. Se sono nati in famiglie dove non c’è una stabilità economica rischiano la povertà educativa che preclude uno sviluppo adeguato a livello di istruzione, rischiano di non poter accedere alle cure e di non poter fare sport».
La rappresentante dell’Unicef sottolinea la necessità di fare in modo che i bambini «tornino al centro delle scelte politiche dei governanti del mondo» e rimarca anche che, se da un lato c’è una grande consapevolezza circa i diritti dei bambini, dall’altro «le risposte non sono sempre adeguate». Le guerre, ma anche il cambiamento climatico «mettono a rischio lo sviluppo dei bambini e delle famiglie». Tra le problematiche evidenziate da Mazzarini anche quelle relative alla salute mentale e al benessere psicosociale.
La psicoterapeuta dell’età evolutiva Francesca Mancia parla di «un tempo politraumatico e policomplesso» nel quale «viene infranta la promessa del “tutto è possibile”: durante e dopo la pandemia, i bambini vivono tempi attraverso sguardi spaventati o malinconici dei grandi che dovrebbero sostenerli. Eventi traumatici sono anche i piccoli video su tutorial di videogiochi, pieni di stimoli aggressivi, di contenuti angosciosi in spazi non protetti».
La fotografia scattata dalla psicoterapeuta è quella dei bambini «sui passeggini con i cellulari anche se da tempo si ribadisce ai neo genitori il danno. Forse mancano anche i tempi lunghi di un tempo necessario per imparare a scrivere bene, a leggere bene, a superare qualche disagio di apprendimento avendo forse meno progetti didattici innovativi e più profondità di studio classico. I bambini vivono il presente come una corsa ad ostacoli in cui l’ansia si anticipa e i disturbi alimentari sono ormai precocissimi».
L’altro aspetto evidenziato dalla dottoressa Mancia è quello delle prove di apprendimento che «li cimentano regolarmente come solleciti ad acquisire nozioni, sono sottese logiche di tipo valutativo e non formativo. Momenti in cui il tempo e la verifica sono tarati sull’obiettivo didattico ministeriale e non sulla sana crescita del soggetto in evoluzione. Proprio quel bambino persona, il soggetto in crescita con i suoi desideri e suoi bisogni». La sfida è quella della «decelerazione e del pensiero profondo. Arrivare a sentire le emozioni e trattenere la memoria».