ANCONA – Nuova udienza in Tribunale ad Ancona del processo per il crac di Banca Marche. In Aula è stato ascoltato l’ingegnere Giuseppe Lucarini, il perito che valutava le certificazioni di leasing per l’istituto di credito marchigiano. Era sulla base delle perizie di Lucarini che veniva concesso o meno un leasing e stabilito l’importo. La posizione del teste che inizialmente era stato annoverato tra gli indagati, con l’ipotesi che alcune sue perizie avessero potuto causare danni all’istituto di credito, era stata poi archiviata nel 2017. Lucarini è stato interrogato dall’avvocato di Unione Nazionale Consumatori Corrado Canafoglia e dal legale Belli (difensore di Paci, uno degli indagati).
Al centro del processo la lettera scritta da Banca Marche nel 2012 con la quale l’istituto di credito interrompeva la collaborazione 30ennale con Lucarini perché insoddisfatto di alcune pratiche. L’ingegnere però si è difeso asserendo che le sue perizie erano fondate come dimostrerebbe il fatto che non gli è mai pervenuta richiesta di risarcimento danni. Inoltre avrebbe scritto a sua volta all’istituto di credito ribadendo le sue posizioni, ma avrebbe lasciato intuire che questa missiva gli sarebbe costata la collaborazione con Banca Marche per le accuse rivolte. Per questo i pm Bizzarri, Laurino e Puccilli hanno tentato di capire se Lucarini avesse subito pressioni per gonfiare le perizie. Ma l’ingegnere ha fatto dietrofront parlando di uno sfogo.
Nel corso dell’udienza il perito avrebbe raccontato di aver ricevuto una telefonata da un funzionario di Banca Marche, soprannominato “Cicciobello” che gli avrebbe chiesto di prestare particolare attenzione ad una perizia relativa ad un immobile in Medioleasing, dal momento che l’istituto, stando a quanto ha riferito l’ingegnere, era interessato a quel finanziamento e che avrebbe dovuto coprire i buchi di Banca Marche per un importo pari a 700mila euro. Incalzato sulla questione da Canafoglia il teste non avrebbe fornito risposta.
Nel corso dell’udienza è stata ascoltata anche Raffaella Ceri, la responsabile della Corporate di Banca Marche (filiale di Roma). La Ceri avrebbe sostanzialmente smentito la ricostruzione operata nella scorsa udienza da Aldo Magliola, uno dei responsabili dell’Audit di Banca Marche: Magliola aveva riferito che la Ceri aveva ricevuto pressioni dalla direzione generale in merito ad alcune pratiche di finanziamento del Gruppo Casale. Alla domanda dell’avvocato Canafoglia sul perché in alcune pratiche di rilievo il suo parere non risultasse nel sistema informatico, la Ceri non ha fornito risposta.
Successivamente sono stati sentiti i 5 tecnici della società che gestiva il software di Medioleasing i quali hanno spiegato come veniva gestito il sistema.
«Quella di oggi è stata una udienza interlocutoria – ha dichiarato il legale Corrado Canafoglia – , seppur siano emersi alcuni particolari sulle modalità di gestione dell’erogazione del credito sui quali è opportuno avviare un approfondimento».
La prossima udienza è stata fissata al 9 dicembre, quando verranno interrogati i responsabili della Pwc, la società di revisione.