Ancona-Osimo

Banda dello spray, i Pm chiedono il massimo della pena: «Erano organizzati e consapevoli»

Nuova udienza del processo con rito abbreviato per la strage della Lanterna Azzurra di Corinaldo. Nella requisitoria i Pm hanno contestato le testimonianze rese nella scorsa udienza dal gruppetto

ANCONA –  Il massimo della pena. È quanto hanno chiesto i Pm per i componenti della “banda dello spray” nel corso della quarta udienza del processo con rito abbreviato per la strage di Corinaldo che si è svolto oggi in Tribunale ad Ancona dalle 11 alle 18.  Sul banco degli imputati Ugo Di Puorto, ritenuto il boss del gruppo, Raffaele Mormone, Andrea Cavallari, Moez Akari, Souhaib Haddada e Badr Amouiyah.

La banda di giovani, tutti della Bassa Modenese, è in carcere dal 2 agosto scorso perché ritenuti fra i presunti responsabili della tragedia avvenuta nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018 alla Lanterna Azzurra di Corinaldo dove morirono 5 adolescenti e una mamma 39enne, schiacciati dalla calca nel fuggi fuggi dal locale.

Per Ugo Di Puorto e Raffaele Mormone i Pm Paolo Gubinelli e Valentina Bavai hanno chiesto 18 anni di reclusione, per Andrea Cavallari 17 anni 3 mesi e 10 giorni, per Moez Akari 16 anni e 10 mesi, per Souhaib Haddada 16 anni e 7 mesi e per Badr Amouiyah 16 anni e 1 mese. Pene molto alte, nonostante tengano conto dello sconto di pena pari ad un terzo come previsto dal rito abbreviato, e comunque tarate in base all’apporto dato dai ciascuno dei componenti all’organizzazione.

I giovani devono rispondere di pesanti accuse: omicidio preterintenzionale, associazione a delinquere finalizzata a furti e rapine, lesioni personali anche gravi e singoli episodi di furti e rapine commessi in diversi locali notturni. Per loro sono scattate anche una serie di sanzioni pecuniarie che vanno dagli 8 ai 12mila euro.

Secondo quanto ricostruito dai Pm davanti al gup Paola Moscaroli, il gruppo aveva un preciso modus operandi: sceglievano i locali in cui attuare i furti con strappo, in cui la banda era specializzata, monitorando i social network allo scopo di selezionare le serate a maggiore affluenza in tutta Italia, poi una volta sul posto spruzzavano lo spray urticante nel momento in cui c’era maggiore confusione e calo di attenzione, ovvero all’annuncio dell’ospite, per poi per rubare collane e orologi, che rivendevano per avere soldi con cui vivere e acquistare droga.

Insomma per l’accusa il gruppetto non aveva solo una conoscenza superficiale come avevano sostenuto nel corso della precedente udienza, ma erano anzi organizzati e consapevoli di quello che stavano facendo. I Pm hanno riferito alcune intercettazioni dalle quale emergerebbe che la banda, alla quale vengono attribuiti una cinquantina di furti con strappo in tutta Italia, hanno proseguito a mettere a segno i loro colpi anche dopo quanto accaduto alla Lanterna Azzurra: un comportamento che per i Pm evidenzia l’assenza di qualunque cenno di pentimento o ravvedimento da parte del gruppo e che motiva la severità delle pene richieste da Gubinelli e Bavai.

Nella precedente udienza, la banda aveva negato di aver spruzzato lo spray la notte della tragedia all’interno della Lanterna Azzurra, ma il Pubblico Ministero ha smentito il racconto degli imputati, citando a supporto le intercettazioni telefoniche dalle quali emergerebbe un quadro ben diverso.

Insomma il Pm ha respinto al mittente i rimpalli di responsabilità fra gli imputati che nella precedente udienza avevano sostenuto di aver smesso di usare lo spray al peperoncino già in precedenza e che quella notte alla Lanterna Azzurra non era stato Di Puorto a spruzzare lo spray. Secondo Gubinelli c’è corresponsabilità su quanto accaduto, indipendentemente da chi sia effettivamente stato a premere la bomboletta per diffondere la sostanza urticante quella tragica notte.

Nel corso dell’udienza sono intervenuti anche i legali di parte civile Pancotti e Belli, quest’ultimo in particolare, legale di parte della Regione, ha ricordato che le strutture sanitarie delle Marche sono state impegnate nel soccorso agli oltre 200 feriti.

Corrado Canafoglia
Il legale di parte civile Corrado Canafoglia

«Una richiesta che può apparire pesante – commenta il legale di parte civile Corrado Canafoglia – , ma le condotte degli imputati sono estremamente gravi. Ribadisco la difficoltà a comprendere come dei giovani possano aver tenuto comportamenti di quel genere e soprattutto non aver mostrato alcun pentimento».

L’udienza è stata rinviata al 16 luglio quando ci sarà la requisitoria della difesa, salta dunque l’udienza in calendario per il 9 luglio perché i legali degli imputati concluderanno i loro interventi in una sola giornata. Il 30 luglio sono previste eventuali repliche dei Pm e delle parti civili ed è attesa la sentenza.

Il legale di parte civile Roberto Paradisi

Sul rimpallo di responsabilità si è espresso fuori dall’Aula anche il legale di parte civile Roberto Paradisi: «Le indagini della Procura sono chiare, il quadro è evidente ed esauriente – ha dichiarato – , il tentativo di rimpallo di responsabilità ci può essere, ma credo che si possa arrivare ad una sentenza al di là di ogni ragionevole dubbio sulle responsabilità che mi paiono per certi versi conclamate».