ANCONA – Cambiamento climatico, attività umane, deforestazione, inquinamento, sono solo alcuni dei fattori che impattano sulla biodiversità. Oggi – 22 maggio – ricorre la Giornata mondiale della Biodiversità indetta dalle Nazioni Unite per celebrare la Biodiversità, la ricchezza della vita – a livello di ecosistemi, specie e geni – sul nostro Pianeta. Con il termine biodiversità si intende la variabilità biologica delle forme di vita presenti sulla Terra, ovvero piante, animali e microrganismi, e tutti gli ecosistemi che costituiscono.
Una ricorrenza che quest’anno cade in una fase segnata prima dalla siccità e poi da una ondata di maltempo che ha messo in ginocchio l’Emilia-Romagna e che ha causato numerosi danni anche nelle Marche, dove si sono verificate diverse frane e smottamenti, e dove alcune strade sono rimaste danneggiata e altre interrotte.
Il cambiamento climatico è sempre più evidente ed ha già alterato ecosistemi terrestri, marini e fluviali, causando la perdita di specie vegetali e animali. Gli eventi climatici estremi si susseguono oramai con una certa frequenza anche nel nostro Paese creando difficoltà di adattamento. Ecco che la giornata della biodiversità assume una importanza anche maggiore dopo gli ultimi eventi.
«Cosa dovrebbe fare chi è nella stanza dei bottoni? Dovrebbe approvare finalmente il piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, in stand by da tantissimi anni e che ancora non ha visto la luce – dice il presidente di Legambiente Marche, Marco Ciarulli – . Adattamento perché abbiamo la consapevolezza che il clima è cambiato e dobbiamo agire di conseguenza: oltre a mettere in campo azioni di prevenzione, dobbiamo convivere con un clima che è cambiato perché passiamo da ondate di calore, con periodi prolungati di siccità, a periodi di intense precipitazioni, per questo un piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici è fondamentale».
«La Regione Marche sta lavorando ad un piano simile – spiega – , chiaro che poi dal piano bisogna passare alle azioni: e bisognerà stanziare tantissime risorse per attuarle. Bisognerà forzare le governance dei territori, affidare alle autorità di distretto un ruolo centrale per la gestione del territorio, bisogna approvare una legge che fermi il consumo di suolo».
La biodiversità «gioca un ruolo determinante – aggiunge – perché assorbe anidride carbonica, riducendo le cause scatenanti della crisi climatica, inoltre i boschi aumentano la coesione dei territori, diminuendo il rischio di dissesto idrogeologico» e nelle Marche «circa un quinto del territorio è a rischio di frane e dissesto idrogeologico».
Secondo il presidente di Legambiente Marche la prevenzione si attua anche con l’informazione ai cittadini. «Sembra scontato, ma informare i cittadini è fondamentale – dice – : spesso quando c’è una alluvione la maggior parte delle persone non sa come comportarsi e le emergenze climatiche sono una delle principali cause di morte. Una parte del piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico dovrebbe prevedere risorse per informare la popolazione, oltre che per iniziative di prevenzione».
«Se siamo agricoltori dobbiamo avere cura dei campi – spiega – se siamo imprenditori dobbiamo essere responsabili del suolo, se siamo cittadini possiamo avere comportamenti virtuosi in una fase contrassegnata dalla crisi climatica». Ogni singolo cittadino può contribuire a tutelare la biodiversità con delle azioni concrete. «Sappiamo che due terzi circa del surriscaldamento globale proviene dalla combustione di fonti fossili, per cui scegliere metodi di spostamento e di riscaldamento che utilizzano fonti alternative danno una mano all’ambiente e alla biodiversità, così come consumare di meno e avere una gestione attenta dei rifiuti» conclude.