Ancona-Osimo

Biogas, 5 le condanne. Canafoglia: «Modus operandi che non deve essere considerato normale»

Il procedimento si è concluso il 16 luglio scorso con la sentenza del Tribunale penale di Ancona che ha riconosciuto la colpevolezza di un dirigente della Regione, di un consulente e di tre imprenditori. L'Unione Nazionale Consumatori in prima linea. Ecco cosa dice

ANCONA – Il Tribunale penale di Ancona ha messo ordine sulla vicenda delle centrali Biogas nelle Marche. Con il giudizio di primo grado del processo ha condannato un dirigente della Regione, un consulente accusato di esercitare la sua influenza e le sue relazioni per ottenere le autorizzazioni necessarie ad installare gli impianti di biogas in vari Comuni marchigiani, nonché 3 noti imprenditori del territorio.

La vicenda era partita nel 2013 con il processo “Green Profit” avviato d’ufficio dal Tribunale di Ancona che aveva indagato i rapporti tra funzionari della Regione e imprenditori che ottenevano le autorizzazioni necessarie ad installare gli impianti biogas e beneficiavano di erogazioni di fondi pubblici.

L’accusa, che è poi stata dimostrata nel corso del processo, la cui sentenza di condanna è stata emessa il 16 luglio, è che con un giro di benefici economici, tra cui anche il regalo di un orologio di pregio ad un funzionario, questi concedevano l’autorizzazione ad installare impianti senza che ne avessero diritto.

Tra le accuse dimostrate dal Tribunale di Ancona, anche quella di aver modificato una legge regionale in contrasto con la normativa europea che impone una valutazione di impatto ambientale (VIA), prima della realizzazione delle centrali biogas, dal momento che queste strutture, che producono energia elettrica e termica da materiali organici di natura vegetale, da reflui animali, da rifiuti organici e dalla depurazione delle acque, producono anche sostanze inquinanti.

Centrale Biogas

Con questo sistema, tra il 2013 e il 2014, erano stati realizzati gli impianti di Agugliano, Loro Piceno, Corridonia, Monsano, Camerata Picena ed erano in procinto di partire quelli di Fano e Ostra. L’Unione Nazionale Consumatori aveva fin da subito ingaggiato una dura e coraggiosa battaglia su questo fronte. Da lì era poi partita l’indagine d’ufficio da parte della Guardia Forestale.

«Le energie rinnovabili sono il futuro – commenta il legale dell’Unione Nazionale Consumatori, Corrado Canafoglia, che ha seguito la vicenda -, ma vanno realizzate sulla base della normativa». «Il Tribunale non solo ha emesso un sentenza di condanna – spiega – ma ha anche disposto la confisca di beni a carico degli imputati per un valore complessivo di 1.689 euro e un danno da risarcire a favore della Regione del Gestore dei servizi energetici spa società controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze che ricopre un ruolo centrale nell’incentivazione anche economica e nello sviluppo delle fonti rinnovabili in Italia, nonché a favore dell’Unione Nazionale Consumatori». Una sentenza, che evidenzia il legale, «ha accertato un modus operandi nella Regione che non può e non deve essere considerato normale».

«Purtroppo assistiamo a livello nazionale a continui scandali – conclude Canafoglia – cui seguono indagini penali, perché qualche imprenditore pensa di essere più furbo degli altri e magari con il favore di rappresentanti delle istituzioni preposte ai controlli o al rilascio delle autorizzazioni ottiene benefici che non gli spettano, e così il progetto nazionale di spostare la nostra economa dalle energie fossili, combustibili a quelle rinnovabili fallisce anche perché le risorse economiche vengono mal destinate».