ANCONA – Chiusura di ristoranti, bar e gelaterie alle 18, ma libertà di spostamento per i cittadini. Chiusura per palestre, piscine, cinema, teatri, sale bingo e scommesse. Negozi aperti nel rispetto delle regole, niente feste nemmeno a seguito di celebrazioni religiose. Raccomandato non ricevere a casa persone non conviventi. È l’ipotesi presente nella bozza del Dpcm emersa dopo la riunione di ieri fra il presidente del consiglio Giuseppe Conte e i capi delegazione, su cui ora si dovrà pronunciare il Comitato tecnico scientifico convocato d’urgenza. È attesa per oggi, domenica 25 ottobre, la firma del premier al nuovo Dpcm. Nonostante la sospensione delle attività di piscine e palestre, l’attivita sportiva di base e quella motoria svolte nei centri e circoli sportivi, pubblici e privati, sono consentite nel rispetto delle norme di distanziamento sociale e senza alcun assembramento.
Tra le ipotesi sul tavolo anche quella di ripristinare il divieto di spostamento tra le Regioni. Nella bozza del documento anche la raccomandazione a non usare i mezzi di trasporto pubblici o privati in comuni diversi da quelli di residenza, eccetto che per motivi di lavoro, salute, studio.
Se la bozza venisse confermata sarebbe «un danno enorme per le attività – spiega il presidente di Confartigianato Imprese Ancona – Pesaro e Urbino, Graziano Sabbatini -: non vogliamo dire che l’economia sia più importante della salute, ma se questa è una guerra, allora dateci le regole di ingaggio perché non finirà da sola e tantomeno non finirà presto. I danni in caso di chiusure saranno elevati e questa volta non sarà facile risollevarsi».
Sabbatini spiega che «non ci sono incentivi che possano far pronte alle perdite. Le imprese vogliono lavorare. Sarebbe stato più opportuno fissare un numero massimo di persone presenti all’interno dei locali, magari dando la possibilità di allungare l’orario di apertura così da lavorare su turni».
Una bozza che suscita inevitabilmente le reazioni delle categorie. Il direttore Cna Massimiliano Santini reputa «sbagliato restringere la possibilità di esercitare l’attività libera di impresa. Non è lì che bisogna intervenire, perché gli imprenditori già fanno abbondantemente la loro parte». Chiudere alle 18 «significa impedire l’attività di impresa per certe categorie» spiega, sottolineando che è come dire di chiudere alle attività. Nella bozza del Dpcm ci sarebbe anche la chiusura domenicale per bar e ristoranti, una mannaia sulle attività.
Secondo Santini è più opportuno invece «intervenire in maniera certosina e senza operazioni indiscriminate, per circoscrivere i contagi, magari chiudendo solo quelle vie e piazze dove si concentra la movida».
«Si continua a colpire un settore produttivo importante per l’Italia – spiega il direttore Confcommercio Marche Centrali Massimiliano Polacco – per errori avvenuti nel periodo estivo e nei trasporti dove c’è la più alta percentuale di contagi, che non si registra di certo nei bar o nei ristoranti, dove chi non rispetta le regole va sanzionato».