ANCONA – Dopo un settembre caratterizzato da temperature sopra le medie stagionali, prosegue il caldo anomalo con una ottobrata record. Una situazione «anomala non per il bel tempo, ma per l’intensità» spiega il professor Giorgio Passerini, meteorologo e docente di Fisica Tecnica Ambientale all’Università delle Marche. «Le temperature sono 6-7 gradi superiori alle medie stagionali» spiega, precisando che l’anomalia non riguarda solo i valori toccati dalla colonnina di mercurio, ma anche «la persistenza e la stabilità dell’anticiclone Africano».
28 gradi ad Osimo, 27 a Fabriano, Ascoli Piceno e Montefano, sono solo alcuni esempi delle temperature alle ore 14 segnalate nella giornata del 2 ottobre (fonte sito della Protezione civile regionale) valori prossimi ai 30 gradi non certo tipici del mese autunnale in corso. Temperature che hanno visto nel fine settimana le spiagge tornare ad affollarsi con molti marchigiani che si sono anche concessi un bagno al mare.
L’anomalia sul fronte delle temperature riguarda anche i valori registrati in mare. «È la prima volta che la temperatura dell’acqua del mare risale nel mese di ottobre (passando da 22 a 23 gradi) come avvenuto anche a settembre» spiega, precisando che in generale i valori sono «di 3-4 gradi più elevati rispetto al consueto» tanto che alla data del 2 ottobre era di 22,3 gradi (dati boa meteo marina del Fano Marine Center – CNR – IRBIM, posizionata a 2 miglia dalla costa).
«Il caldo portato dall’anticiclone Africano proseguirà ancora fino al 10-12 ottobre in base ai modelli previsionali – spiega – dopo quella data è prevista l’irruzione di aria molto fredda proveniente dai Balcani che dovrebbe investire direttamente le Marche dove non si escludono fenomeni intensi legati allo scontro in atmosfera di aria molto calda con l’aria fredda in arrivo».
Intanto le minori piogge cadute durante il periodo estivo potrebbero determinare anche problemi di siccità: «In alcune zone delle Marche, specie al Sud della regione è piovuto poco – prosegue – e questo potrebbe mettere a rischio l’agricoltura, non tanto l’approvvigionamento idrico per uso umano».