ANCONA – La siccità si fa sempre più evidente nel Paese, dai fiumi in secca a quelli in sofferenza nel Nord Italia, alla neve dimezzata rispetto agli anni passati non solo sulle Alpi, ma anche nelle montagne marchigiane. È l’effetto dei cambiamenti climatici che preoccupano anche per gli effetti sull’agricoltura.
«Per la prima volta i modelli previsionali sono messi alle strette – dichiara il professor Giorgio Passerini, meteorologo dell’Università Politecnica delle Marche – sono stati sviluppati sulla base di un quadro che è cambiato rapidamente negli ultimi tempi ed i modelli sono ‘in affanno’».
Ne deriva che «le previsioni a cui siamo abituati saranno caratterizzate da una fase di crescente incertezza, specie per il medio e lungo periodo, per la difficoltà di ‘modellizzare’ una situazione completamente diversa da quella sulla quale sono stati creati». Il rischio è dunque quello di previsioni meteo meno attendibili del passato, un effetto che di per sé a prima vista sembrerebbe poco impattante, ma non è così, come chiarisce il meteorologo.
«L’impatto più evidente è sull’agricoltura – spiega – i coltivatori sono abituati a seminare conoscendo l’evoluzione meteo con un certo anticipo, ma con questi cambiamenti così repentini sarà difficile che le previsioni siano attendibili e quindi il rischio è che una volta seminato non arrivi la pioggia attesa, necessaria a far germogliare le coltivazioni, sia per effetto della scarsa attendibilità dei modelli previsionali sia per effetto della crescente siccità».
Secondo il professor Passerini occorre «ripensare la gestione delle risorse idriche, costruendo invasi per cercare di salvare più acqua possibile. Nelle Marche siamo fortunati, perché le montagne sono una importante riserva idrica, ma bisogna iniziare a pensare all’acqua come ad una risorsa discontinua e non più continua».
Il suggerimento del meteorologo è quello di «ripristinare gli invasi artificiali ed eliminare le perdite: il meteo sarà sempre più complesso da gestire: dobbiamo prepararci. Anche se l’Italia è uno dei Paesi europei con la maggior abbondanza di acqua pulita e vicina, non possiamo dormire sugli allori, questa importante risorsa va gestita e salvaguardata per evitare sprechi».
«Quest’anno – conclude – la produzione idroelettrica si è abbassata di circa il 40% Paese, per accumulare energia occorre ripompare acqua nelle centrali idroelettriche, in Italia abbiamo ancora delle istallazioni nucleari che possono tornarci utili in tal senso, per attuare il cosiddetto idroelettrico reversibile».