ANCONA – «Stiamo assistendo ad un cambiamento climatico più rapido del previsto e il problema non sarà rappresentato solo dalle emissioni di CO2 ma anche di Metano legate sia dall’uso combustibile che allo scioglimento del Permafrost (strato di suolo gelato, ndr)». Il professor Giorgio Passerini commenta così l’allarme lanciato dall’Organizzazione meteorologica mondiale.
Secondo il WMO, World Meteorological Organization, il 2023 ha battuto tutti i record di calore: mari ed oceani hanno registrato temperature più alte e i ghiacciai si stanno sciogliendo con grande rapidità. In base al rapporto dell’Organizzazione meteorologica mondiale, l’anno scorso la temperatura media in prossimità della superficie ha superato di 1,45 gradi Celsius i livelli preindustriali, avvicinandosi pericolosamente alla soglia critica di 1,5 gradi, valore che i Paesi avevano stabilito di non voler superare negli accordi sul clima di Parigi (2015).
«È l’ennesimo alert – spiega Passerini, professore di Fisica Tecnica Ambientale dell’Università Politecnica delle Marche – che ci pone di fronte ad una realtà in evoluzione: finora in Italia siamo abituati ad un clima favorevole, quasi ovattato, senza trombe d’aria e tornado, fenomeni meteorologici estremi dai quali non siamo stati interessati, ma d’ora in avanti anche noi dovremo farci i conti».
Il meteorologo, infatti spiega che questi eventi estremi «potrebbero diventare sempre più frequenti» a causa dell’aumento dell’energia in atmosfera, legata al riscaldamento del mare, e per i sistemi ciclonici e anticiclonici sempre più forti. Insomma, probabilmente «dovremo scordarci l’avvicendarsi delle stagioni, e invece fare i conti con caldo e freddo più estremi. Questo più avanti ci condizionerà anche nell’acquisto delle abitazioni: se fino ad oggi una casa sul mare è appetibile, da qui in avanti forse è meglio ragionarci su».
La ragione? «Lo scioglimento dei ghiacciai è sempre più rapido e questo provoca un innalzamento del livello del mare che anche nelle Marche accentuerà il fenomeno dell’erosione costiera – spiega -. Nel giro di una decina, massimo 20 anni, se il trend si manterrà costante, le zone costiere un metro sopra il livello del mare saranno soggette ad inondazioni».
Temperature elevatissime come quelle registrate in questi giorni in Brasile dove i valori percepiti hanno raggiunto i 62,3 gradi, sono uno dei fenomeni tangibili del cambiamento climatico in atto. Caldo che si ripercuote anche sull’apporvvigionamento idrico, fa notare Passerini, con impatto sull’irrigazione e sulla produzione di energia idroelettrica: «Se dovesse esserci carenza idrica a causa della siccità, potremmo trovarci nello scenario di dover razionare l’energia elettrica». La sfida è quella di «ripensare un approccio, di cambiare mentalità e abitudini di vita, anche perché nonostante gli sforzi, le azioni che verranno messe in campo richiederanno una ventina d’anni prima di sortire degli effetti».
Nelle Marche, prosegue, «la situazione è anche più complessa di altri territori, e lo testimoniano anche le ultime alluvioni, abbiamo uno degli assetti idrogeologici più pericolosi per frane e smottamenti e di questo assetto bisogna tenere conto» conclude.