Momento di passaggio dal vecchio al nuovo anno, la notte di San Silvestro, quella del 31 dicembre, porta con sé un bagaglio di tradizioni e di celebrazioni simboliche che ogni anno si rinnovano. Dalle tradizioni enogastronomiche, all’abbigliamento, passando per i buoni propositi per il nuovo anno, alcune consuetudini, che affondano le radici nella cultura locale, sono diventate negli anni imprescindibili. Una notte che rappresenta l’occasione per lasciarsi il passato alle spalle e dare il benvenuto al nuovo anno, nel quale si ripongono sempre le migliori speranze.
Le tradizioni gastronomiche legate al Capodanno «sono consuetudini abbastanza recenti» che si sono diffuse per lo più nel dopo guerra nelle cittadine, spiega il professor Tommaso Lucchetti, storico della cultura gastronomica dell’Università degli Studi di Parma. «Poche le tradizioni rurali – prosegue -, tra le quali l’usanza di mettere da parte durante la vendemmia l’uva secca, per consumarla a Capodanno, contandone i chicchi» proprio come si fa con la lenticchia, la cui forma ricorda le monetine di bronzo, come auspicio di abbonadanza e ricchezza nell’anno nuovo.
Nella notte di San Silvestro, quella del 31 dicembre, in cui ricorre l’anniversario della morte di papa Silvestro I avvenuta il 31 dicembre del 335 a Roma, è tradizione fare il cosiddetto Veglione, restando svegli fino alla mezzanotte per attendere l’arrivo del nuovo anno. La cena del Veglione di San Silvestro, costituita da un pasto abbondante, prevede tra i piatti caratteristici la lenticchia con zampone e cotechino carni di maiale che «rimandano al senso di abbondanza», spiega l’esperto, autore di numerose monografie sulla storia della cucina delle Marche.
«Della vita di San Silvestro si sa che fece il miracolo di far germogliare dei cavoli che aveva piantato il giorno prima, per questo – prosegue Lucchetti – in alcune zone si una mangiare cavoli. A Pioraco (Macerata) si usa consumare ‘la crescia co lu paulittu’, nella quale veniva inserita una moneta durante la preparazione» secondo la traduzione a chi capita la fetta con la monetina avrà fortuna nel nuovo anno, conclude l’esperto.
Il Capodanno è anche tempo di bilanci e riflessioni, oltre che di buoni propositi di rinnovamento per il nuovo anno. «Il periodo della fine dell’anno è quello tradizionalmente in cui noi psicoterapeuti lavoriamo di più perché molte persone nel fare un bilancio si scoprono scontente e si pongono nuovi obiettivi per l’anno nuovo – spiega la psicoterapeuta Alessia Tombesi – Il desiderio di cambiare è sempre positivo perché l’immobilismo porta ad un appiattimento emotivo, a chiusura, depressioni».
«Chi riesce a fare un bilancio critico e propositivo della propria vita – prosegue – è una persona capace, con risorse e dotata di energia, per questo noi psicoterapeuti incentiviamo nelle persone la capacità di darsi nuovi obiettivi, raggiungibili e condivisibili con le risorse personali». Per iniziare al meglio, conclude l’esperta, «è importante dare valore agli affetti, alle persone più care, ed allontanarsi dalle persone che non ci fanno stare bene, dalle relazioni tossiche he sottraggono energia».