ANCONA – Lasagne senza carne di maiale, lenticchie, salsiccia e cotechino, e poi i dolci tradizionali, soprattutto panettone: è il menù della mensa della Caritas diocesana di Ancona e Osimo che si prepara ad accogliere i suoi frequentatori anche in occasione del «cenone» di Capodanno. Sotto il tendone di via Flaminia, frequentato tutti i giorni da persone bisognose d’aiuto e spesso anche senza dimora, il «cenone» può perdere il suo suffisso accrescitivo e sedersi comodo, nell’attesa che davanti a lui sfilino la povertà, la difficoltà e il bisogno, alleggeriti dalla solidarietà e dalla carità in cui trovano conforto tutti i giorni, dunque anche a Capodanno. La nuova mensa di via Berti è a pochi passi, ma è stata utilizzata solo in occasione del Natale, i lavori devono ancora essere ultimati, sarà pronta non prima di un mese.
Intanto la cena di Capodanno va in scena il pomeriggio del 31 dicembre, alle ore 18. Un’ora per ritrovarsi insieme, storie di vita che si incrociano, parole di conforto e d’amicizia, un po’ di tepore anche umano, il cibo caldo, gli auguri anticipati alle 19 e poi di nuovo ciascuno per la sua strada. «Generalmente ospitiamo nella struttura un’ottantina di persone – spiega Diego Cardinali, operatore responsabile della mensa –, ma di solito a Capodanno sono un po’ meno, perché qualcuno trova ospitalità altrove. In quest’occasione cerchiamo di preparare un menù un po’ diverso dal solito, facendo attenzione a non mescolare il maiale con altri ingredienti, perché abbiamo anche diversi frequentatori musulmani. Il piatto preferito sono sempre le lasagne, abbiamo un cuoco molto bravo a prepararle. Niente vino o alcolici, anche perché alcuni frequentatori hanno problemi di alcolismo, ma bevande dolci e gassate, sì, qualcuna, per festeggiare. E poi alla fine ci sono i panettoni: c’è chi ce li regala, qualcuno dei nostri volontari porta quelli che ha in più, lo stesso vale per alcune aziende».
Al termine della cena di fine anno ci si scambiano gli auguri: «Non abbiamo organizzato nessuna cerimonia particolare, per gli ospiti della mensa, ma gestiamo anche una casa di seconda accoglienza e lì ci sono persone che ci dormono, in quel caso facciamo una piccola festa tra di noi. Alla mensa, invece, anche per Capodanno tutto finisce alle 19. Ma le persone si conoscono e grazie al tendone si siedono e parlano, cercano di sostenersi a vicenda, il clima è molto amichevole. E poi c’è l’albero di Natale che contribuisce al clima festoso e ci scambiamo tutti gli auguri». I frequentatori della mensa hanno provenienze diverse: «Per la maggior parte sono persone senza dimora – prosegue Diego Cardinali –, noi li registriamo soprattutto a fini statistici, ma anche approfondire la loro conoscenza, e a molti diamo indicazioni per dove trovare un luogo dove dormire in maniera dignitosa. Ma i posti a disposizione, purtroppo, in questo momento sono pochi. I nostri frequentatori sono per un terzo italiani e per il resto stranieri, tanti somali, molti di religione musulmana».
La mensa della Caritas diocesana richiede un notevole impegno: ogni giorno servono un cuoco, tre operatori e almeno sei volontari, per preparare e servire i pasti e per lavare e riordinare. In totale si alternano circa quaranta volontari, due cuochi e sei operatori, che fanno tutti capo all’associazione Santissima Annunziata. Alla mensa il Covid ha avuto un effetto inverso rispetto ad altrove: è stato proprio durante i lockdown e in tutto il periodo della pandemia che sono aumentati i frequentatori: «Forse perché allora abbiamo cominciato a servire pasti da asporto – conclude Cardinali – e così s’è avvicinato a noi anche chi si sentiva più a disagio nel frequentare la mensa. Attualmente abbiamo la doppia possibilità, si mangia da noi oppure si prende un pasto da portare via».